Ospite nella trasmissione televisiva Italia Sì, Vladimir Luxuria si è sfogata in un lungo videomessaggio, parlando di come il lockdown abbia cambiato non poco le abitudini di tutti, ma debba anche essere sfruttato come un’opportunità per riuscire a migliorare noi stessi e il nostro modo di ragionare nel quotidiano. “Cerchiamo di capire che la diffidenza è brutta, ora che vorremmo strapparci di dosso le mascherine e i guanti. Che non ci siano più lockdown della mente o del cuore!”, queste le dichiarazioni di Luxuria che, oltre alla sua passata esperienza da parlamentare, è stata protagonista nelle ultime stagioni televisive di molti importanti programmi, da “L’isola dei famosi” a “Pechino Express“, facendosi spesso portavoce del movimento transgender. Ma Luxuria ha voluto sottolineare come l’emergenza coronavirus debba essere un’occasione da non sprecare, pur nella sua grande drammaticità, per allargare i propri orizzonti e superare chiusure mentali che ci accompagnano da tempo.
LUXURIA: “CAPIAMO I POPOLI CHE SOFFRONO”
Luxuria ha proseguito nel suo videomessaggio a Italia Sì: “Quanto è brutto il lockdown dei confini, i cattivi maestri della chiusura… E’ brutto sapere che la tua famiglia si trova in un’altra regione e tu non puoi raggiungerla. Dobbiamo imparare a capire gli altri popoli che soffrono, perché un giorno può toccare a loro, un giorno può toccare a noi. Bisogna aprire il cuore e la mente e arieggiare, perché l’aria stantia fa male a tutti!”. Vladimir Luxuria ha infatti raccontato di aver sperimentato spesso nella sua vita, soprattutto in gioventù, la lontananza forzata dalla famiglia, e dunque di aver capito chi ha sofferto in questi due mesi per la lontananza dei propri affetti. Concetti che hanno trovato d’accordo nello studio di Italia Sì anche Rita Dalla Chiesa, che riguardo le parole di Luxuria ha affermato: “Speravo che il periodo di lockdown avesse insegnato a noi tutti ad essere ciò che ha appena detto Vladimir Luxuria, cioè più aperti e più accoglienti nei confronti degli altri. Ho scoperto, invece, che c’è ancora tanta cattiveria.“