LO SFOGO CONTRO L’HATER

«So di non essere nata donna, non ho bisogno di nessuno che me lo ricordi, lo ricordo sempre io a me stessa»: così su Instagram interviene Vladimir Luxuria postando un attacco ricevuto da un utente in cui veniva criticata la scelta del transgender, correlandola ad una citazione della Bibbia nella lettera di San Paolo ai Romani.



L’hater aveva infatti postato due foto in cui avanzava il sillogismo logico: «un bambino travestito da tigre non è una tigre», così come «un uomo travestito, non è una donna»: l’immagine con ritratta la “fu” Vladimiro Guadagno viene poi corredata dalla citazione biblica. «Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balia della loro mente perversi sì che facessero ciò che è sconveniente»: al che Luxuria decide di replicare con un lungo post su Instagram riconoscendo di non essere una donna, ma ribadendo quanto «So però anche di non essermi mai sentita maschio e nasconderlo a me stessa mi rendeva triste e invidiosa. Per amare Dio, il mondo che mi circonda, la mia famiglia dovevo amare me stessa». Vladimir Luxuria rivendica la sua scelta di divenire una donna trans, ammettendo il fatto che questo non significhi automaticamente “felicità”: «Non è stato veloce, non è stato facile: ma adesso sono una donna trans con i miei momenti di felicità e a volte di malinconia ma con un grande obiettivo raggiunto: sono in pace e armonia con me stessa e da qualche anno ho recuperato anche la fede cristiana anche se su alcune questioni etiche non mi trovo d’accordo».



VLADIMIR LUXURIA E LA FEDE

Premettiamo che il vero problema è il “pregiudizio” calato dall’alto (o dal basso) su situazioni che non si conoscono, così come un problema è sempre tentare di “interpretare” la sfera religiosa personale e strettamente intima: su questo ha giustamente replicato Vladimir Luxuria che nel suo incontro cristiano il senso di accoglienza e affetto sincero è avvenuto al di là di qualsivoglia “pre-giudizio” preconcetto. Scrive l’ex parlamentare: «Mi sento però accolta e i sacerdoti che ho incontrato mi hanno mostrato affetto, comprensione e vicinanza: ciò che alcuni definiscono “misericordia”. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. C’e chi, come Lei, preferisce scagliarmi addosso un post in cui il mio complesso percorso di vita viene ridotto a un offensivo mascheramento». Una fede travagliata, spesso in “distanza dalla Chiesa” – e questo, ci spiace, resta sempre un problema in quanto Cristo ha scelto proprio la Chiesa come luogo e carne per l’incontro con il Mistero – su temi chiave come aborto, eutanasia e tematiche LGBTQ: questo racconta Luxuria nel suo post di risposta all’hater social, «Dio non mi ha abbandonata quando la mia mente “perversa” meditava di fare la cosa più sconveniente e anticristiana: non amare più la vita e non credere nel futuro». Oggi Vladimir Luxuria dice di sentirsi in pace con se stessa: «non punto il mio dito giudicatore come una baionetta per uccidere il diverso da me, non vado a strumentalizzare passi religiosi per odiare e offendere. Questo sì che è mascheramento: il predicatore di odio che si maschera da salvatore della moralità, soprattutto quella altrui». Libertà e rispetto, prima di tutto: con una “tirata d’orecchi”, ci permettiamo di aggiungere, che la medesima libertà e rispetto forse andavano mantenuti anche nei confronti di chi non riteneva il Ddl Zan una legge di “civiltà” o chi pensa che il ricorso all’eutanasia non sia una scelta da Paese civile e liberale. Di certo su un punto la risposta comunque garbata e civile di Luxuria coglie nel segno: utilizzare passi del Vangelo – profondi, interessanti e ricchi di spunti per una sana discussione – per “inquadrare” le situazioni personali di qualsivoglia personaggio non è affatto una pratica intelligente.

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