Qualcosa in quel del Cremlino sembra iniziare ufficialmente a muoversi per trovare una pace – qualcuno direbbe giusta, altri direbbero di facciata – con l’Ucraina: a dirlo è stato nientemeno che il leader russo Vladimir Putin (citato da diversi media italiani) nel corso di un rapido scambio di battute con i funzionari del ministero degli Esteri nel quale ha presentato i punti cardine di quella che chiama “una reale proposta di pace [per] la cessazione totale del conflitto“. Il punto di partenza di Putin, però, è l’ormai imminente conferenza sulla pace che si terrà – in assenza del leader russo – in Svizzera a partire da domani, definita come “un altro trucco che mira a distogliere l’attenzione di tutti dalle cause della crisi ucraina”.
Più solida, invece, è la sua proposta – già presentata a Kiev e respinta perfino dagli Stati Uniti – che parte da due punti fondamentali: il primo è che “le truppe ucraine si ritirino completamente dalle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson“, ovvero quelle occupate dalle truppe di Vladimir Putin e annesse con i referendum fatti poco dopo l’inizio della guerra; e il secondo è che “Kiev si impegni a non aderire alla Nato“.
Vladimir Putin: “Voglio un’Ucraina smilitarizzata, senza nucleare e fuori dalla Nato”
A fronte di queste due promesse mantenute Vladimir Putin ha promesso che “nello stesso minuto verrà dato l’ordine di cessare il fuoco e cominciare i negoziati”; ma d’altra parte a fronte di un rifiuto ha ricordato che spetterà all’Occidente assumersi “la responsabilità della continuazione dello spargimento di sangue“, con la velata minaccia sottintesa che le tensioni aumenteranno ulteriormente. Torna, infatti, ancora una volta nel discorso di Vladimir Putin lo spetto del nucleare – ricordando che il Cremlino ha “uno dei più grandi arsenali nucleari del mondo” -, ribadendo che il mondo è “inammissibilmente vicino al punto di non ritorno” causato “dell’egoismo e dell’arroganza dei Paesi occidentali”.
Tornando al suo piano per la pace ha anche spiegato che dal suo punto di vista l’Ucraina dovrà avere -d’ora in poi – “uno status neutrale, non allineato”, oltre a procedere ad una “smilitarizzazione e denazificazione” complete e ad abbandonare ogni tipo di mira nucleare; fermo restando la sempre necessaria garanzia di “diritti, libertà e interessi dei cittadini di lingua russa in Ucraina. Queste disposizioni – ha concluso Vladimir Putin – dovranno essere registrate sotto forma di accordi internazionali fondamentali” che includano anche “l’abolizione di tutte le sanzioni occidentali“.
La reazione di USA, Nato e Kiev alla proposta di pace di Vladimir Putin: “Fa come Hitler”
Immediata (e forse scontata) l’immediata reazione da parte di Volodymyr Zelensky che parlando dopo la proposta dell’avversario Vladimir Putin ha ricordato che “è la stessa cosa che faceva Hitler, quando diceva ‘datemi una parte di Cecoslovacchia e finisce qui'” per sottolineare che “non ci si può fidare” soprattutto perché “oggi parla di 4 regioni, prima parlava di Crimea e Donbass”. Similmente, il suo consigliere Podolyak ha detto che nelle parole di Vladimir Putin non c’è “nessuna reale proposta di pace e nessun desiderio di porre fine alla guerra” ma solamente “il desiderio di non pagare per questa guerra e di continuarla in nuove forme”.
Ancor più dura la reazione del segretario alla Difesa degli USA Lloyd Austin, che ha posto l’accento sul fatto che il Cremlino “ha occupato illegalmente il territorio ucraino e non è in alcuna posizione di dettare all’Ucraina cosa deve fare per portare la pace”; mentre Jens Stoltenberg ha criticato la “non proposta di pace” di Vladimir Putin che dimostrerebbe chiaramente come “l’obiettivo della Russia [sia] controllare l’Ucraina”.