Ci sono voci, ipotesi, che quando entrano nel dibattito politico, lo condizionano inevitabilmente. E allora ogni gesto, ogni dichiarazione, ogni movimento, viene letto come una conferma di quell’ipotesi. Succede in questi giorni con Luca Cordero di Montezemolo. La voce riguarda ovviamente il suo futuro. Suo e di Silvio Berlusconi. Nell’immaginario collettivo il presidente della Ferrari è l’antagonista per eccellenza del Cavaliere. In molti lo vedono alla guida del Terzo Polo in compagnia di Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli. Altri, soprattutto nel Pd, gli affiderebbero le “chiavi” dell’intero centrosinistra. Ma in queste settimane si sta facendo strada un altro scenario: Montezemolo potrebbe infatti diventare l’erede di Berlusconi.



Fantapolitica? Forse, ma non mancano indizi che sembrano confermare questa ipotesi. Anzitutto il presidente della Ferrari ha un curriculum molto simile a quello del premier essendo un imprenditore, gradito ai cosiddetti poteri forti, che si muove nei campi dell’editoria e dello sport con discreto successo. Nessuno dimentica poi che uno dei primi atti compiuti da Berlusconi arrivato a Palazzo Chigi, fu proprio quello di nominare Montezemolo ambasciatore del made in Italy nel mondo. Il suo nome, tra l’altro, era tornato a circolare in queste settimane come possibile ministro dello Sviluppo economico. Nomina a cui, guarda caso, si sarebbe opposto Giulio Tremonti che, nella corsa alla successione del Cavaliere, è sicuramente uno dei nomi più accreditati.



Insomma, il rapporto tra Silvio e Luca c’è ed è sicuramente buono. Come testimonia anche la vicenda dei treni ad Alta Velocità su cui Montezemolo, dato dai ben informati in rotta con Sergio Marchionne e quindi in allontanamento dalla Ferrari, sta costruendo il proprio futuro imprenditoriale. Il percorso, però, è ricco di insidie.

Continua

Tanto che Montezemolo, dopo aver polemizzato con Ferrovie dello Stato, ha chiesto l’istituzione di un’Autorità di controllo indipendente che possa vigilare sul settore ferroviario. La richiesta ha scatenato un certo dibattito e, un po’ a sorpresa, è stata difesa in maniera convinta da Mario Valducci, berlusconiano di ferro e presidente della Commissione Trasporti della Camera.



 

Forse è un caso, ma considerato che il possibile successo o fallimento del futuro imprenditoriale di Montezemolo è nelle mani del premier, è sicuramente un segnale da non sottovalutare. Come non sono da sottovalutare i segnali che Luca ha lanciato attraverso la sua fondazione Italiafutura: critiche al ministro Tremonti (un caso?) e inviti al premier a prendere in mano le redini della politica economica del governo. Se a questo si aggiunge che Montezemolo è stato il primo, nella vicenda che ha coinvolto Emma Marcegaglia e Il Giornale, a mollare il numero uno di Confindustria, l’impressione è che tra Silvio e Luca ci sia qualcosa di più di un’infatuazione passeggera.

 

E forse non è un caso che, fiutando la trappola, finiani e Pd abbiano ripreso negli ultimi giorni a tirare per la giacca il presidente della Ferrari. Ma anche su questo punto c’è una considerazione da fare. Perché Montezemolo dovrebbe mettersi a capo di una coalizione di centrosinistra che raccoglie da Vendola a Di Pietro? E ancora, perché dovrebbe rischiare la faccia per un Terzo Polo che non si capisce quanti e quali voti possa attrarre? Una cosa è certa: Luca non è uno che ama rischiare, e la sua storia imprenditoriale lo dimostra. Ecco allora che la prospettiva di trovarsi a Palazzo Chigi alla guida di un centrodestra, magari aperto ad Api e Udc, con il placet di Berlusconi potrebbe essere un’idea più che interessante. Soprattutto se dovesse restare questa legge elettorale che consente, a chi prende più voti, di avere una solida maggioranza. La stessa solida maggioranza che potrebbe portare il Cavaliere al Quirinale. Così che tutti, alla fine, vivranno felici e contenti.