Non è certo un caso se si chiama Manovra. Nomen omen. L’hanno approvata da meno di un mese. Non ha ancora iniziato il suo iter legislativo in Senato. Ma il complesso di interventi economico-finanziari messi a punto dal governo è già diventato oggetto di “contrattazione collettiva”. E, con il passare dei giorni, si fanno sempre più chiare le manovre dietro la Manovra.
L’obiettivo di Giulio. Il ministro dell’Economia ha provato a fare tutto da solo tagliando indiscriminatamente e senza alcun tipo di concertazione. Una strategia che ha incontrato, innanzitutto, la resistenza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Anche per questo la Manovra che uscirà dal Parlamento sarà molto diversa da quella che vi è entrata. Su una cosa però Tremonti, e con lui tutto il governo, non cederà: il saldo di 24,9 miliardi di euro. I mercati, infatti, non gradirebbero uno stravolgimento dei saldi di finanza pubblica. E questa Manovra ha, come suo principale obiettivo, proprio quello di rassicurare i mercati. Non a caso, parlando due giorni fa a Roma a margine di un convegno sull’imprenditorialità sociale organizzato dal Cnel, il segretario dell’Ocse Angel Gurria ha promosso gli sforzi di Tremonti sottolineando come il ministro e il governo abbiano fatto “quello che bisogna fare oggi per dare fiducia ai mercati”. Insomma, il recinto è tracciato, all’interno tutto può essere mosso ben sapendo che se si dà a qualcuno si toglie ad altri.
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La Lega spiazzata. Da anni il Carroccio adotta la strategia del bastone e della carota. Forte dell’asse con Tremonti colpisce senza pietà gli enti locali. Quindi cavalca la protesta e veste i panni di salvatore della Patria vendendo come un proprio successo ogni correzione che viene fatta. Stavolta, però, qualcosa è andato storto. Prima che la Lega potesse presentare le proprie ipotesi di modifica alla Manovra (dovrebbe farlo nei prossimi giorni), gli enti locali, in particolare le Regioni, hanno alzato la voce. Ora sarà più difficile condurre in prima persona la partita che, al contrario, è saldamente nelle mani dell’asse Roberto Formigoni-Vasco Errani. Non a caso i governatori leghisti, in evidente stato confusionale, si stanno muovendo in ordine sparso.
Finiani in agguato. La sovrapposizione tra l’iter della Manovra e quello del ddl intercettazioni aiuta la componente vicina al presidente della Camera. I finiani, infatti, potranno barattare il via libera al testo sull’abuso di registrazioni telefoniche per ottenere un significativo cambio di passo in campo economico. Gli uomini di Gianfranco stanno già lavorando ad un pacchetto di emendamenti che, dicono, tagliando le sacche di improduttività, favoriranno la crescita.
I peones sperano. In un quadro generale in continua evoluzione anche i “parlamentari semplici” cominciano a sperare nella possibilità di portare a casa qualcosa. E così i deputati, in vece di attendere che il testo arrivi alla Camera, sono già all’opera per presentare emendamenti al Senato. Il piatto, infatti, è ricco. Meglio sedersi subito al tavolo e assaggiare qualcosa prima che sia troppo tardi.
(Lamberto Icini)