Massimo D’Alema lo ha praticamente candidato sulle pagine del Corriere della Sera. Repubblica, quotidiano di Carlo De Benedetti (possessore della prima tessera del Pd), gli ha riservato due pagine d’intervista autocelebrativa nel bel mezzo degli attacchi giudiziari contro il governo.
Da alcuni giorni, complice anche la situazione piuttosto tormentata in cui vive la maggioranza, il nome di Giulio Tremonti è in pole position tra quelli che, in caso di caduta prematura del governo, potrebbero ambire a guidare un esecutivo di transizione. Chi lo conosce e ha avuto modo di parlargli dice che il ministro dell’Economia, nonostante le dichiarazioni pubbliche sulla solidità del governo e sull’assenza di alternative a Berlusconi, ci spera.
Dopotutto oggi Tremonti è più forte che mai. La sua Manovra ha fatto il pieno di consensi a livello europeo e internazionale, il rapporto con la Lega è solido e gli garantisce copertura politica, e i suoi “nemici” uno dopo l’altro stanno cadendo. Scajola e Cosentino sono stati costretti alle dimissioni, mentre Gianni Letta dopo l’affaire Bertolaso ha dovuto fare un passo indietro.
Eppure, nonostante tutto, c’è chi giura che Giulio non ce la farà. Anzitutto perché, ad ora, Berlusconi non ha alcuna idea di ritirarsi dall’agone politico. Servirebbe un “trauma esterno” (così lo ha definito lo stesso Tremonti intervistato da Repubblica), ma all’orizzonte non si vede nulla di concreto. Tra l’altro come si fa a far cadere il governo senza macchiarsi dell’accusa di traditore? Servirebbe un nuovo ’94. E qui entra in gioco la Lega che per ora sostiene Tremonti ma probabilmente, chiamata a scegliere tra lui e Berlusconi, opterebbe per quest’ultimo. Non solo per l’amicizia personale tra Bossi e Silvio, ma anche perché il Carroccio avrebbe più interesse a capitalizzare i consensi e a rafforzarsi con il voto, piuttosto che sostenere governi di larghe intese.
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E poi Tremonti a Palazzo Chigi non potrebbe certo garantire la stessa politica filo-leghista che sta conducendo al ministero.
Altro elemento è il ruolo di Fini e Casini: cosa guadagnerebbero dall’appoggiare un esecutivo Tremonti? Senza dimenticare il carattere del ministro dell’Economia che in questi anni gli ha creato più nemici che amici.
Insomma Giulio aspetta e spera ma forse, più di lui, il nome giusto per guidare la transizione potrebbe essere quello di Mario Draghi. Di certo c’è che Berlusconi deve guardarsi le spalle dal suo ministro dell’Economia. Forse lo sta già facendo.
Chi frequenta Palazzo Grazioli assicura che c’è la consapevolezza della possibilità che possa nascere una maggioranza alternativa a quella attuale. Per questo in molti chiedono al premier un colpo d’ala. Per spegnere sul nascere le speranze di Tremonti, Draghi e di tutti coloro che tramano nell’ombra.