Sono realmente 20? Ma soprattutto, esistono? La domanda circola con insistenza dopo l’annuncio del repubblicano Francesco Nucara dell’imminente costituzione di un gruppo che, in vista del voto di fiducia al governo fissato per fine settembre, darà ossigeno alla maggioranza rendendo vana la strategia del logoramento messa a punto dai finiani.
La convinzione dei più è che il gruppo non nascerà. Ci sono singoli pronti a votare la fiducia, ma non raggiungono il numero di 20 necessario per dar vita ad una formazione autonoma alla Camera. E necessario anche per riportare il centrodestra, esclusi gli uomini di Fini, a quota 316. Ma gli stessi sanno anche che quando c’è Silvio Berlusconi di mezzo tutto può succedere.
Di certo c’è che l’annuncio del premier ha prodotto alcuni significativi movimenti all’interno del panorama politico nazionale. Segnale evidente che, in assenza di un’alternativa credibile, tutto ruota inesorabilmente attorno alle azioni del Cavaliere.
Il primo sommovimento si registra all’interno dell’Udc. Ora che il dissenso di una parte significativa dei centristi si è reso evidente, Pier Ferdinando Casini è costretto a correre ai ripari. Il punto di maggiore frizione riguarda il “corteggiamento” dell’Udc al Pd e al centrosinistra. Per questo l’ex presidente della Camera sarà costretto a riavvicinarsi al centrodestra. E lo deve fare perché la componente siciliana che guida la “rivolta” rappresenta un significativo bacino di voti per i centristi.
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Non può permettersi di lasciarli andare. Lo sa bene Berlusconi che, non a caso, lavorando alla costituzione del nuovo gruppo ha puntato soprattutto su deputati provenienti dal Sud. In questo modo, infatti, realizza due obiettivi in vista di possibili elezioni: indebolisce elettoralmente i suoi principali competitor (anche i finiani, infatti, appaiono più forti nel Mezzogiorno che al Nord) e raccoglie voti che potrebbero essere decisivi per ottenere una maggioranza autosufficiente al Senato.
Altri movimenti si registrano dalle parti di Fini. Se veramente arrivasse un gruppo autonomo a sostegno del governo il presidente della Camera perderebbe molto del suo peso. Forse per questo, in attesa di capire veramente cosa si nasconda dietro l’annuncio di Nucara, i toni tra il cofondatore e il Pdl si sono leggermente attenuati. E c’è chi giura che le diplomazie stiano lavorando duramente per definire i dettagli della pace. Come se non bastasse Fini è costretto ad affrontare il rischio defezioni. Alcuni finiani, stufi di una contrapposizione che nasce più da questioni personali che di contenuto, vorrebbero riallacciare un canale di dialogo con il Pdl se non addirittura tornare nei ranghi.
Su questi starebbe lavorando soprattutto il sindaco di Roma Gianni Alemanno che già da qualche mese veste i panni del pontiere convinto che alcuni dei finiani siano assolutamente recuperabili. In ogni caso è indubbio che Berlusconi sia riuscito, nelle ultime settimane, a “spuntare” molte delle armi in possesso del suo antagonista. E su questa strada vorrebbe continuare avviando un significativo restyling del partito che passi anzitutto attraverso la sostituzione dei coordinatori e, soprattutto, di Denis Verdini.
Sullo sfondo resta la Lega. Umberto Bossi non ha gradito l’annuncio di Nucara anche perché, in questo modo, si realizzerebbe un contraltare del Carroccio al Sud. In ogni caso gli uomini del Senatùr hanno bisogno di approvare il federalismo per avere un argomento forte da giocare in campagna elettorale. Fino ad allora staranno zitti e buoni. O almeno ci proveranno.