Dovevano essere giorni di fuoco, con imboscate continue per tenere sulla graticola il governo e, magari, costringere Silvio Berlusconi a togliere il disturbo. Ma, a poco più di un mese di distanza dal 14 dicembre, l’impressione è che l’esecutivo goda se non di ottima, di discreta salute.

Nelle ultime settimane, nonostante la bufera giudiziaria scatenata dalla procura di Milano, il Cavaliere ha incassato il voto favorevole di Montecitorio alla relazione del ministro Angelino Alfano sulla giustizia e, ieri, ha visto respingere le mozioni di sfiducia presentate nei confronti del ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi. Una vittoria numericamente importante visto che alla fine la distanza tra maggioranza e opposizione è stata di 22 voti (292 sì alla sfiducia contro 314 no).



E così il governo comincia a guardare con meno apprensione al futuro. Tanto che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti comincia a parlare di riforma del fisco. Notizia che alcuni leggono come una mossa esclusivamente elettorale, mentre altri come la prova che ormai a Palazzo Chigi si comincia a ragionare sul medio-lungo periodo.



La convinzione che circola nella maggioranza, infatti, è che il “Ruby-gate” stia lentamente cominciando a sgonfiarsi. I sondaggi non rilevano significative variazioni nella fiducia degli elettori, mentre la mole di carte arrivata alla Camera non sembra contenere elementi sufficienti per giustificare un’azione penale.

O la procura ha tenuto i "fuochi d’artificio" per il gran finale, ragionano nel Pdl, o con il passare del tempo tutto si risolverà in una bolla di sapone esattamente come gli altri "scandali sessuali" che hanno coinvolto il premier. Certo, insospettisce l’atteggiamento "ostile" di Gianfranco Fini che già in passato ha mostrato un certo feeling con le procure. Che sappia già cosa accadrà nelle prossime settimane?



Forse sì. O forse la sua è solo una mossa per cercare di tenere alta la tensione in un momento in cui sia Fli che il Terzo Polo cominciano ad avere difficoltà. Di certo non aiuta il riemergere della vicenda della casa di Montecarlo. Le carte, si racconta, sarebbero già da mesi alla Farnesina e l’intenzione era di non farle uscire. Ma "l’attacco" nei confronti del premier ha scatenato la reazione. Il Pdl ha presentato un’interrogazione ad hoc al Senato per chiedere quale sia il contenuto del fascicolo che è arrivato ieri in Procura. Franco Frattini risponderà stamattina e a quel punto potrebbe succedere di tutto.

Fini aveva detto chiaramente che si sarebbe dimesso qualora si fosse accertato che suo cognato Giancarlo Tulliani era il proprietario dell’appartamento. E tutti ora si domandano: manterrà l’impegno?

Di certo, se questo fosse l’epilogo della vicenda, l’impressione è che Fli imploderà. Già ieri, durante la votazione su Bondi si è evidenziata qualche crepa. Un paio di assenze (tra cui quella di Luca Barbareschi che nelle settimane scorse era stato indicato come prossimo a entrare nel gruppo dei Responsabili) e un litigio tra i due finiani Fabio Granata e Nino Lo Presti. Sintomo di una tensione crescente che getta più di qualche ombra sul futuro. Così l’impressione è che presto altri moderati di Fli potrebbero tornare a sostenere il governo e la maggioranza.

Ma a far "sorridere" il governo è anche la situazione interna al Pd che conferma in maniera visibile come al momento non esiste alcuna alternativa credibile a Berlusconi.
Il caso delle primarie di Napoli è emblematico. Antonio Bassolino è riuscito a portare alla vittoria il suo candidato Andrea Cozzolino. Sconfitto Umberto Ranieri, uomo vicinissimo al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha immediatamente denunciato brogli e ha fatto ricorso. Caos totale. Al punto che Pier Luigi Bersani è stato costretto a rinviare l’assemblea nazionale del partito fissata proprio nel capoluogo partenopeo per il fine settimana.

Sullo sfondo resta poi la vicenda del federalismo. Pd e Terzo Polo hanno già fatto sapere che voteranno contro il decreto sul fisco municipale, ma il governo continua a trattare con i comuni nella convinzione che, una volta trovata l’intesa, le opposizioni saranno costretti a piegarsi all’evidenza dei fatti.

In realtà c’è anche chi sostiene che tutto questo temporeggiare sia dovuto alla Lega. Il Carroccio ha fatto del federalismo la sua bandiera. Ora, di fronte alla possibilità che i comuni siano costretti ad aumentare le tasse per "sopravvivere", teme che questo si trasformi in un boomerang. Per questo cerca di prendere tempo sperando magari che, prima o poi, una delle "imboscate" messe a punto contro il governo vada a buon fine. Ma vista l’aria che tira la possibilità si allontana ogni giorno di più.