Vincere le elezioni del 2013 con Angelino Alfano candidato premier. Silvio Berlusconi lo ripete da giorni con ossessiva insistenza. Dopo le dimissioni, dopo le feste in piazza, le monetine e le urla, il Cavaliere sembra aver ritrovato l’antico vigore. E il suo pensiero è tutto rivolto alla scadenza naturale della legislatura. Berlusconi lo ha spiegato chiaramente domenica nella sua intervista al Corriere della Sera: il governo Monti durerà per il prossimo anno e mezzo, nel frattempo il Pdl aprirà la propria stagione congressuale, coinvolgerà gli iscritti e poi celebrerà le primarie per la premiership. Il Cavaliere ha fatto anche il suo personale pronostico dicendosi convinto che il segretario sia l’uomo che abbia più possibilità di vincere la sfida. Insomma, la strada è tracciata, ora occorre percorrerla.
Berlusconi ha voluto mettere le cose in chiaro dopo giorni di polemiche. Venerdì, sollecitato da più parti, aveva deciso di lasciare la scena ad Alfano che, non a caso, era intervenuto in Aula per dichiarare il voto di fiducia del Pdl al governo guidato da Mario Monti. Nella stessa seduta, però, il segretario era stato costretto ad affrontare la rivolta degli ex An (in particolare il gruppo legato all’ex ministro Giorgia Meloni) e anche di alcuni ex forzisti convinti che, dopo le dimissioni del Cav, l’unica possibilità fosse quella delle elezioni. A quel punto, davanti a un partito sull’orlo di una crisi di nervi, Berlusconi è stato costretto a correre ai ripari.
Così ha blindato Alfano e ha, di fatto, aperto la campagna elettorale in vista del 2013. A questo punto ognuno ha l’occasione di giocare le proprie carte. I congressi definiranno gli accordi tra le varie anime del partito e stabiliranno i rapporti di forza. Attualmente la maggioranza sembra essersi schierata al fianco del segretario, ma ogni cosa può cambiare da un momento all’altro.
Così come può cambiare il quadro delle alleanze. Per ora, almeno nelle dichiarazioni ufficiali si ribadisce che il rapporto con la Lega resta solido. Ma una parte del Pdl, non troppo segretamente, spera di ripetere l’esperienza veltroniana che nel 2008 portò alla rottura tra il Pd e sinistra radicale. Contemporaneamente lavora per costruire un patto più stretto con l’Udc di Pier Ferdinando Casini che resta, come ha detto l’ex ministro Maurizio Sacconi, l’oggetto del desiderio. Escluso da questo discorso Gianfranco Fini su cui pesa l’accusa di aver tradito il partito e di essere il “peccato originale” che ha portato alla fine dell’esperienza del governo Berlusconi.
Ma il tempo è galantuomo e davanti c’è un anno e mezzo per lavorare. Il Cavaliere lo sa, così come sa che in questo anno e mezzo sarà il centrosinistra a pagare il prezzo maggiore per le misure che il governo guidato da Monti potrebbe mettere in campo. Così ha deciso di non alzare il livello dello scontro lavorando per far sì che Alfano arrivi con il vento in poppa all’appuntamento con il voto.
Il timore nel Pdl è che un impegno in prima linea di Berlusconi possa far ripartire l’offensiva giudiziaria. Ma di certo una vittoria nel 2013 rappresenterebbe la sua consacrazione.