Tutti le invocano a gran voce ma, con il passare delle settimane, l’impressione è che lo “spettro” delle elezioni anticipate si stia lentamente allontanando dai palazzi della politica.
Nonostante l’offensiva giudiziaria, infatti, il premier Silvio Berlusconi resiste a Palazzo Chigi. E non dà evidenti segni di cedimento. Anzi, nelle aule del Parlamento, la sua maggioranza dà l’impressione di poter proseguire il cammino della legislatura.

I numeri della Camera non garantiscono ancora quella sicurezza necessaria per guardare con serenità al futuro, ma sottotraccia si lavora per raggiungere l’obiettivo. Mancherebbero ancora sei deputati all’appello, ma la maggioranza è certa di portarli a casa nelle prossime settimane.

Nel frattempo la macchina dell’esecutivo prova a rimettersi in moto. Piccoli segnali che dimostrano però la volontà di andare avanti. Certo, su tutto pesa la “spada di Damocle” rappresentata da Giulio Tremonti, ma Berlusconi sta lavorando per contenere la minaccia sotto il livello di guardia. Anche perché in questo momento a nessuno sembra intenzionato ad affrontare l’avventura di una campagna elettorale.

Il Pd guarda con preoccupazione i sondaggi che assegnano a Nichi Vendola il ruolo di assoluto protagonista all’interno del recinto dell’opposizione. L’unica alleanza che sembra poter funzionare è quella tra Democratici, Sel, Idv e ciò che resta della sinistra radicale. Ma per Bersani significherebbe consegnarsi definitivamente al governatore pugliese col rischio di vedere gli ex Ppi emigrare verso il Nuovo Polo. Che comunque non naviga in buone acque. Attualmente, infatti, correndo da solo non riuscirebbe a confermare la pattuglia di deputati che ha. E la domanda nacse spontanea: chi è disponibile a sacrificare la poltrona per la causa? 

Anche la Lega, orfana del federalismo, non gradirebbe molto un voto anticipato. Insomma l’unico che potrebbe affrontare le urne con relativa tranquillità sembra essere il Cavaliere che potrebbe condurre una campagna elettorale all’attacco contro la magistratura e i giustizialisti che gli hanno impedito anche stavolta gli hanno impedito di realizzare le riforme di cui il Paese ha bisogno.

Tra l’altro, con il passare dei giorni, l’inchiesta della procura di Milano sembra sgonfiarsi e questo rilancia le quotazioni del premier. Anche per questo, forse percependo che l’arma giudiziaria comincia a spuntarsi, dal Pd si moltiplicano gli appelli a non cavalcare la piazza e a riprendere la strada di un’opposizione politica.

C’è anche chi chiede di non abbandonare la possibilità di un canale di dialogo con la maggioranza. Segnale evidente che la fine del premier non sembra essere né vicina, né scontata.

Un terreno di confronto potrebbe essere quello dell’immunità parlamentare che il Pdl vorrebbe reintrodurre. In Senato esiste già una proposta di legge bipartisan pronta per essere discussa. Dovesse arrivare in porto sarebbe l’occasione per dare al premier quello scudo giudiziario che gli consentirebbe di arrivare a fine legislatura. Intanto le urne si allontanano.