Il timore ora si chiama Lega, assieme a quello sempre presente di inchieste che potrebbero uscire dal “cilindro” delle Procure italiane. Dopo il voto sulla mozione di sfiducia al ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano, il Pdl esulta per l’ennesima prova di forza, ma guarda con una certa preoccupazione al futuro. Anche perché c’è un dato che quasi a nessuno è sfuggito. Il centrodestra viaggia intorno a quota 315-316 deputati, ma questo vale solo per le fiducie o i voti cosiddetti “pesanti”. In altre occasioni, invece, è piuttosto facile che il governo venga sconfitto.
Accade sempre più spesso sugli ordini del giorno, ma anche su provvedimenti ordinari. La causa è sempre la stessa: assenze nei banchi della maggioranza. Ed è a questo punto che sorge il problema. Perché fino ad oggi quello che ha permesso di superare le prove più delicate è stato il rapporto saldo con la Lega. Non a caso, quando il Carroccio ha deciso di non salvare Alfonso Papa, il deputato Pdl è finito in carcere.
A questo punto le domande si rincorrono: fino a quando Bossi e i suoi terranno in vita la maggioranza? Quanto c’è di vero nelle “minacce” di Umberto Bossi? E, soprattutto, quanto incide su tutto questo la lotta interna tra il Senatùr e Roberto Maroni? L’opposizione è convinta che non durerà molto. Anche per questo i cartelli alzati in Aula dopo il voto contrario alla sfiducia a Romano avevano tutti come unico obiettivo la Lega. Ma anche i giornali più ostili all’esecutivo sembrano aver ricominciato a “corteggiare” con insistenza i leghisti che, non a caso, sono stati fin qui gli unici a far cadere prima della fine della legislatura, un governo guidato da Silvio Berlusconi.
Un “corteggiamento” che non piace affatto al Pdl che non a caso, nelle discussioni interne, ha molto enfatizzato il fatto che commentatori e giornalisti stiano addirittura rimpiangendo la Lega delle origini che si batteva contro “Roma ladrona”. L’obiettivo è chiaro, dicono gli uomini del premier: si vuole tenere Bossi sotto pressione.
Ma c’è un elemento che aggrava la situazione. Ormai è chiaro che la magistratura non ha alcuna intenzione di mollare la presa. Negli ultimi mesi il Parlamento si è trovato per ben tre volte a decidere la sorta di alcuni deputati. Nei Palazzi c’è la certezza che non sia finita. Bisognerà aspettare ancora un po’, ma l’impressione è che potrebbero arrivare altre richieste di arresto. E a quel punto la domanda nasce spontanea: cosà farà la Lega?