Stamattina il segretario del Pdl Angelino Alfano dovrebbe visitare il salone del Mobile di Milano. Non è un viaggio casuale, anzi. Per Alfano la visita alla manifestazione milanese è un’occasione per portare avanti la sua linea. Da tempo, infatti, il segretario sta provando a togliersi di dosso il peso del conflitto di interessi che ha accompagnato il cammino di Silvio Berlusconi in questi anni. Basta parlare di giustizia e televisioni, in un momento di crisi come quello attuale un leader di partito deve cercare anzitutto di offrire risposte convincenti ai bisogni dei cittadini.
Nasce da qui, ad esempio, la battaglia in parte vinta per trasformare l’Imu in un’imposta una tantum da pagare attraverso tre rate. Il prossimo passo è quello di recuperare il contatto con le piccole e medie imprese e il salone del Mobile è sicuramente il posto giusto dove lanciare alcuni messaggi. Così, stamattina, è molto difficile che Alfano si conceda fuori programma. Non sono ammesse eccezioni alla regola anche perché i sondaggi stanno premiando la sua scelta. Che è poi l’unico modo che il Pdl ha per tenere Mario Monti sulle spine senza subire attacchi e ricatti dagli altri partiti che compongono la maggioranza.
La dimostrazione di questo è stato il pranzo a Palazzo Chigi che Silvio Berlusconi ha annullato mercoledì sera. La motivazione ufficiale, in questo caso, coincide in buona parte con la verità. Il Cavaliere non ha ovviamente gradito la decisione del governo di mettere all’asta le frequenze televisive anche perché è il frutto di una trattativa esclusiva con il Pd. Ciò nonostante negli incontri che ha avuto con i suoi in molti gli hanno chiesto di non alzare il livello dello scontro e di non prestare il fianco a polemiche che avrebbero danneggiato lui, ma anche Alfano che aveva evitato di affrontare l’argomento al tavolo del vertice con Monti, Bersani e Casini. Così, dopo un’attenta riflessione, ha deciso di fare un passo indietro. Spiazzando lo stesso premier.
Non solo, ma nel comunicato ufficiale diramato da Palazzo Grazioli, è stato fatto esplicito riferimento sia al desiderio di non creare polemiche sul tema delle frequenze, ma anche alla possibilità di un incontro successivo che affronti i temi del fisco e della crescita. Insomma anche Berlusconi è convinto che, in questo momento, la linea giusta sia quella della concretezza. Anche perché, diversamente, si potrebbe dare a Udc e Pd la scusa per far saltare il tavolo e andare dritti ad elezioni.
Nel Pdl, invece, nonostante la fronda anti-montiana sia molto cresciuta negli ultimi tempi, nessuno ha voglia di andare al voto prima del 2013. Serve tempo per riorganizzare il partito, recuperare consensi e, magari, ipotizzare una nuova prospettiva costruendo con l’Udc la famosa “casa dei moderati”.
Per questo le manovre di Casini vengono guardate senza particolare preoccupazione. Paradossalmente l’idea che una fetta di senatori possa entrare nel partito della Nazione sarebbe più un problema per il leader dell’Udc, che sarebbe poi costretto a candidarli, che per il Pdl che ha invece il problema di non riuscire a rieleggere tutti gli uscenti…