“Noi abbiamo fatto un passo avanti, abbiamo preso fiato, ora bisogna vedere se loro reggono”. La frase pronunciata da un deputato del Pdl seduto su un divanetto della Camera, fotografa perfettamente l’attuale stato di salute del governo guidato da Enrico Letta. Certo, Silvio Berlusconi continua ad alzare la voce. La data del 9 settembre si avvicina. Ma la trattativa su come gestire (e aggirare) l’ostacolo del voto sulla decadenza del Cavaliere è in corso. E a Palazzo Chigi c’è ottimismo sul fatto che il peggio sia ormai passato.



Non a caso il premier ostenta sicurezza e pensa già ai prossimi interventi che si concentreranno su scuola (martedì prossimo in Consiglio dei ministri), riforma della Costituzione e della legge elettorale, costo del lavoro e crescita. Senza dimenticare la necessità di scongiurare l’aumento dell’Iva. Il punto è che i risultati dell’azione dell’esecutivo cominciano a vedersi e Letta è convinto che sia questa l’arma migliore per placare le voglie di chi vorrebbe tornare prima possibile alle urne. Se infatti il governo funziona nessuno potrà sollevare obiezioni o improvvisare crisi. Ma basterà?



Il Cavaliere è una mina vagante. Si rende conto che l’attuale assetto politico è la sua “assicurazione sulla vita”, ma non sopporta il fatto di essere descritto a giorni alterni come un pericoloso criminale. Le motivazioni della sentenza della Cassazione, depositate e rese pubbliche ieri, lo hanno rimesso di cattivo umore. Da qui la scelta di intervenire pubblicamente dopo aver chiesto ai suoi di rimanere in silenzio. Un modo anche per ricordare, a chi si fosse illuso, che non basta certo l’abolizione dell’Imu per placarlo e metterlo in un angolo. Molto dipende quindi dalla trattativa sulla possibilità di rallentare i lavori della Giunta per le immunità di Palazzo Madama. Ma nel Pdl c’è cauto ottimismo. E comunque stamattina Berlusconi dovrebbe incontrare lo stato maggiore del partito a Palazzo Grazioli per fare il punto della situazione.



L’attenzione si sposta quindi sul Pd. Qui la cosa si fa più complicata. L’eliminazione dell’Imu ha avuto un effetto dirompente. Amministratori locali e semplici militanti hanno duramente criticato questa “cambiale” pagata al Cavaliere. Un prezzo considerato inaccettabile. Per la base finora è stato il Pdl a dettare l’agenda dell’esecutivo e non si può proseguire lungo questa strada. C’è chi spera, quindi, che il voto della Giunta possa far precipitare le cose. Ma c’è lo spettro della legge di stabilità. 

Chi può assumersi la responsabilità di avviare la crisi nel momento in cui si discuteranno le norme che dovranno evitare l’aumento dell’Iva, abolire la seconda rata dell’Imu, abbassare il costo del lavoro, avviare la fase della crescita? Una domanda che è alla base dell’ottimismo con cui Letta guarda ad un futuro che, a meno di clamorose sorprese, lo proietta già 2014 (e di lì verso il 2015).

Certo, prima bisogna placare i malumori democratici. Il premier inizierà a farlo oggi aprendo la festa nazionale del Pd a Genova. Spiegherà che il governo sta realizzando molte delle misure contenute nel programma del Pd e che non è vero che l’abolizione dell’Imu, peraltro richiesta da tutte le forze politiche, si tradurrà in un aumento di consensi elettorali per il Pdl. Il terreno resta minato, ma i venti di guerra sembrano allontanarsi.