Nel fiume di attori e attrici che decidono di esordire alla regia, una grossolana distinzione la si potrebbe fare tra chi di questi ha qualcosa di urgente da dire (Michele Riondino con Palazzina LAF), o un modo personale per dirlo (Paola Cortellesi con C’è ancora domani), e chi invece si ispira ai propri maestri, magari adattandoli alle proprie zone di conforto. Margherita Buy, con il suo primo film da regista, Volare guarda a Carlo Verdone che nel ’92 la lanciò al grande pubblico con Maledetto il giorno che t’ho incontrato e ne mostrò le caratteristiche di vera commediante.



Buy interpreta Anna B., attrice di successo ma in crisi con se stessa che perde una grossa opportunità internazionale per la sua paura di volare. Decide così, anche per poter accompagnare la figlia in America, di affrontare la sua paura, conoscendo così un gruppo di persone che condividono con lei la stessa fobia.

Scritto dalla stessa Buy con Doriana Leondeff e Antonio Leotti, Volare è una commedia brillante, con cui l’attrice/autrice ripropone il proprio personaggio di briosa nevrotica riparandosi sotto l’ombrello di Verdone (Ma che colpa abbiamo noi, in cui era anche interprete) e Nanni Moretti (Il caimano o Il sol dell’avvenire), con tocchi più contemporanei di satira in stile Chiami il mio agente!.



Dai suoi maestri, la neo-regista ha imparato innanzitutto l’arte del “narcisismo”, del riempire ogni inquadratura, veicolare ogni scelta narrativa o dinamica comica (le macchiette che dovrebbero essere il suo “coro”, a partire dalla vetusta figura del critico cinematografico) per porre su un piedistallo un’immagine e un personaggio cuciti a immagine e somiglianza della loro demiurga. Non sarebbe un grosso limite, se serve a veicolare idee di cinema e di vita divertenti e interessanti.

È qui che casca l’asino: tolto il divertimento per qualche battuta, limitato in ogni caso al primo quarto d’ora, il film sembra finire continuamente in vicoli ciechi, dai quali si dibatte per trovare una via d’uscita, per risollevarsi ora con umorismo più grosso, ora con trovate che si vorrebbero più sottili, ma che come regista e sceneggiatrice Buy fatica a trovare. Anche la forma del film, come gran parte dei meccanismi, è poco curata, sciatta, formalmente piatta, come se fosse già pensata per un approdo su piccolo schermo.



In Volare, tutto e tutti girano intorno ad Anna B., che deve dimostrare al mondo di non essere interscambiabile con nessun’altra attrice (l’idea migliore dello script: la sua controfigura si chiama Anna C.), personaggio ricolmo di auto-indulgenza che dovrebbe generare simpatia. Però, quello stesso personaggio non ha molto da dire e da rivelare a chi guarda, i suoi percorsi si limitano alla sitcom e ci risulta difficile immaginare che questa possa davvero la strada con cui Margherita Buy possa affermarsi come regista dopo una bellissima carriera d’attrice.

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