La visione classica del volontariato è quella di persone che offrono in parte il loro tempo libero per partecipare ad attività e associazioni di carattere sociale. Una realtà encomiabile che in Italia ha peraltro lunghe tradizioni in particolare dal Medioevo in poi. Negli ultimi anni il ruolo del non profit è diventato sempre più importante: in un quadro giuridico ben definito hanno potuto nascere e svilupparsi nuove iniziative rendendo concreto il principio di sussidiarietà, prestando nuovi servizi e arricchendo quelli forniti dal pubblico.



È così cresciuta la presenza di quello che è stato chiamato Terzo settore, con una forte presenza sociale e pari dignità rispetto ad altre iniziative private o statali. Con un’evoluzione, tuttavia, che si sta muovendo su due fronti. Da una parte l’attuazione della riforma del 2016 che ha istituito la qualifica di Ets (Ente del Terzo Settore), dall’altra la sempre più ampia panoramica delle forme che assume la solidarietà.



Una crescita determinata dal fatto che il volontariato ha senso ed efficacia all’interno di strutture e organizzazioni alla cui efficienza non basta la pur necessaria buona volontà dei singoli. E d’altra parte rientrano di diritto nel mondo dell’attenzione al prossimo tutte le forme di responsabilità sociale e di rispetto dei parametri Esg (Environmental, Social, Governance) che costituiscono ormai un elemento importante anche dal punto di vista delle valutazioni finanziarie. Senza dimenticare la crescita delle società benefit, aziende che pongono esplicitamente tra i loro obiettivi non solo il profitto, ma anche la creazione di valore per la collettività e l’ambiente.



In questa prospettiva si inserisce un fenomeno per molti aspetti inedito: il volontariato aziendale. Si tratta di progetti nei quali l’azienda incoraggia, supporta e organizza la partecipazione attiva e volontaria dei propri dipendenti alla vita della comunità locale o a sostegno di organizzazioni non profit prevalentemente durante l’orario di lavoro.

A questa realtà hanno dedicato un libro tre persone impegnate nel sociale, Patrizia Giorgio, di Fondazione Sodalitas, e Laura Guardini e Renata Villa, dell’Associazione Quartieri Tranquilli: “Il volontariato aziendale – Profit e non profit insieme per il bene di comunità e territori” (Ed. Egea, pagg, 152, € 20,00).

Il libro costituisce un’analisi originale approfondita per offrire indicazioni operative ad aziende ed enti del Terzo Settore che siano impegnati o che vogliano impegnarsi in iniziative di questo tipo. I numeri sono ancora piccoli: Unioncamere ha rilevato che a livello nazionale solo il 5% delle imprese che impiegano almeno 50 dipendenti organizza iniziative di volontariato aziendale. Molto più ampia è l’organizzazione di iniziative da parte delle multinazionali estere presenti in Italia, società che hanno su questo fronte una più lunga tradizione. Ma le prospettive sono importanti anche perché le imprese saranno sempre più chiamate a pubblicare quella rendicontazione di sostenibilità che costituisce un impegno per rispettare i parametri Esg.

La filosofia del libro è quella di sottolineare come il volontariato aziendale sarà sempre più proficuo quanto più riuscirà a coinvolgere profit e non profit in un rapporto costruttivo e paritario. In una logica win win e in una dimensione di partecipazione per cui, anche a livello di governance, si possono sviluppare esempi positivi in cui la solidarietà e la gratuità si possono coniugare con l’efficienza e il profitto.

Come scrive Ferruccio de Bortoli nell’introduzione del libro: “Questa alleanza forma un compromesso felice e produttivo tra l’afflato solidale dei dipendenti e i bisogni di una comunità che esprime spontaneamente le proprie organizzazioni di volontariato. Il principio di sussidiarietà funziona così. La partnership tra impresa e comunità è un moltiplicatore dei suoi frutti”.

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