Ursula von der Leyen è stata rieletta alla guida della Commissione europea con 401 voti favorevoli da parte del Parlamento europeo. Sulla carta, considerando anche l’appoggio annunciato dai Verdi, motivato forse anche dalla volontà espressa dalla politica tedesca di voler approvare una legge sul clima per ridurre entro il 2040 del 90% le emissioni di CO2 rispetto a quelle del 1990, il consenso avrebbe dovuto superare quota 450, segno che i franchi tiratori non sono stati pochi. Solo a scrutinio ormai quasi concluso si è saputo che Fratelli d’Italia ha deciso di votare contro. Secondo Giulio Sapelli, Professore emerito di Storia economica alla Statale di Milano, «alla fine nel partito di Giorgia Meloni ha avuto il sopravvento la fedeltà agli elettori rispetto alle politiche di avvicinamento alla Presidente della Commissione europea».
Cosa pensa del fatto che la decisione di FdI è stata resa nota quando la votazione era in corso e non prima, come hanno fatto gli altri partiti italiani?
Penso che la Premier non sia ancora riuscita a elaborare sull’Europa una narrazione, come si usa dire oggi, capace di unire l’opposizione politica alla condivisione dei fini generali di un’eventuale politica europea. Il punto è che se non le va bene lo status quo dovrebbe spiegare cosa vuole concretamente. Invece non sappiamo come Fratelli d’Italia vorrebbe fosse fatta l’Europa. Non basta appellarsi al risultato delle urne rimasto inascoltato, occorrono contenuti.
La maggioranza si è divisa sulla von der Leyen: Fratelli d’Italia e Lega hanno votato contro, mentre Forza Italia a favore…
Questa divisione è per certi versi preoccupante e significa anche che tutte le ipotesi che si facevano circa la possibilità che Tajani potesse trascinare con sé una parte della maggioranza sono state bruciate. Ma penso anche che fosse difficile per Fratelli d’Italia rimangiarsi così tanto di quanto detto durante la campagna elettorale.
Dopo questa votazione cambierà qualcosa nei rapporti tra Governo e Commissione?
No, credo che la von der Leyen non abbia alcun interesse a rompere i ponti e voglia tenere aperto un canale di dialogo con l’Italia, Paese fondatore dell’Ue.
Può aver pesato nella scelta di FdI il fatto che verosimilmente l’Italia non otterrà un Commissario con una vicepresidenza esecutiva come voleva la Premier?
Se la von der Leyen fosse lungimirante dovrebbe cercare di lavorare ancora per questa vicepresidenza. Del resto per lei sarebbe importante riuscire a non rompere del tutto i rapporti con Fdi ed Ecr.
Al di là delle scelte dei partiti italiani, la von der Leyen ha preso meno voti di quelli che aveva sulla carta. Come mai?
Penso che oltre alla non totale convinzione tra i membri del Ppe probabilmente abbia pesato anche la condanna della Corte di giustizia europea sull’acquisto dei vaccini per il Covid-19 arrivata alla vigilia del voto.
Cosa pensa del discorso programmatico della von der Leyen? Uno dei primi punti di cui ha parlato è la volontà di rilanciare il Green deal nei primi 100 giorni di mandato e di ridurre fortemente le emissioni di CO2 entro il 2040.
La Presidente della Commissione continua a creare l’illusione magica che basti che l’Ue assuma delle decisioni perché queste si concretizzino, mentre hanno bisogno di un movimento delle imprese e delle classi politiche nazionali. Continua a stendere questo velo di opacità come se l’Ue riuscisse veramente a concretare programmi che incidono fortemente sulla vita economica dell’Europa e delle singole nazioni. Tali tentativi di regolare dall’alto finora non hanno funzionato, hanno creato dissidi, come si è visto con la decisione sullo stop alle vendite di auto con motori endotermici dal 2035, o hanno causato enormi danni. Ma c’è un aspetto davvero grave nel lungo discorso della von der Leyen.
Quale?
Non solo non c’è stato un riferimento alle elezioni americane, anche se mi rendo conto che voglia tenersi le mani libere rispetto a Trump e Biden, ma nemmeno alla situazione internazionale, a meno di non voler considerare tale la prosecuzione di un atteggiamento rigido che nega ogni possibilità di pace sul modello coreano in Ucraina. Insomma, è stato un discorso programmatico deficitario per quel che riguarda la politica estera.
Nel suo discorso c’è stato anche un passaggio in cui ha criticato apertamente Orban per la sua visita a Putin…
Non basta criticare l’iniziativa di Orban, bisognerebbe proporre un’alternativa. Anche sulla questione di Gaza non sappiamo che cosa la von der Leyen proponga concretamente.
La von der Leyen ha anche detto che intende nominare un Commissario alla difesa e uno al Mediterraneo. Cosa ne pensa?
Anche queste appaiono solo come delle dichiarazioni, prive di qualsiasi vero riferimento programmatico. E poi si tratta di materie su cui bisogna negoziare con i singoli Stati membri e, soprattutto, avere l’appoggio di Parigi e Berlino. È paradossale che la von der Leyen abbia parlato mentre la Francia è senza Governo, la Germania rimane in una crisi economica profonda e non si sa cosa accadrà negli Usa, tra l’altro senza esporre un vero programma.
Anche per quanto riguarda l’economia?
Non ha detto niente sulla continuazione o meno della politica dell’austerità. Nulla sulla politica della Bce.
Di sicuro la politica di bilancio restrittiva andrà avanti, lo si sapeva già…
Probabilmente non ha detto nulla sul tema perché vuole che si vada avanti su quella strada come fatto finora. Alla fine l’impressione che resta, purtroppo, è che questo tipo di discorsi e di votazioni siano come la costruzione di un castello in aria.
(Lorenzo Torrisi)
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