Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, sono accusati di corruzione, conflitto d’interessi, interferenza nelle funzioni pubbliche e distruzione di documenti. Il riferimento è all’indagine sui vaccini contro il Covid-19 acquistati e distribuiti nell’Ue. Il Tribunale di Liegi li ha convocati il prossimo 17 maggio per rispondere ai quattro capi di accusa, ma è altamente improbabile secondo La Verità che si presentino in aula.
Un’assenza che potrebbe peggiorare la situazione dal punto di vista mediatico. A sottolinearlo è stato Frederic Baldan. Il belga è uno dei loro principali accusatori. “Quando il Parlamento li ha convocati non sono venuti, ora che anche il tribunale penale li convoca, non vengono, ma se devono andare a Davos prendono un aereo privato e bevono champagne insieme. È un brutto colpo per la loro immagine”, ha affermato. Anche se per quel che riguarda l’aspetto prettamente giuridico, l’udienza in questione sarà valevole quasi esclusivamente per decidere se la competenza dell’indagine spetta ai pubblici ministeri belgi oppure la Procura europea Eppo.
Il Pfizergate e la campagna elettorale di Ursula von der Leyen
Un aspetto che potrebbe essere determinante del cosiddetto Pfizergate, lanciato dal New York Times nell’aprile 2021, riguarda la campagna elettorale di Ursula von der Leyen, che spera di essere rieletta per la seconda volta come presidente della Commissione europea. I discussi rapporti con Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, con tanto di chat segrete successivamente cancellate, rischiano però di ostacolare il suo cammino. “Sarebbe davvero inaccettabile perché dimostrerebbe che non c’è rispetto per le istituzioni”, ha continuato Frederic Baldan.
Molto dipenderà anche dalla possibilità che avrà la Procura europea Eppo di impossessarsi dall’inchiesta. La decisione finale infatti spetta al giudice belga, che non sembrerebbe non essere d’accordo. Anche perché finora non ci sono stati sviluppi da parte dell’Ue in merito all’indagine. L’accusa teme in tal senso che uno spostamento porterebbe alla chiusura in fretta e furia del caso, senza conseguenze.