LA SEMI-APERTURA DI VON DER LEYEN ALL’INGRESSO DEI CONSERVATORI IN MAGGIORANZA
Appena due giorni dopo l’annuncio di ricandidarsi alla Presidenza della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen dalla sede del Ppe con il presidente Manfred Weber confermano quanto già preventivato: il Partito Popolare Europeo esprimerà un unico nome per la guida della Commissione dopo le Elezioni Europee di giugno, per l’appunto quello della baronessa ex Ministro della Giustizia in Germania. Nella conferenza stampa da Bruxelles, Von der Leyen sottolinea l’intento di proteggere l’Europa e le sue istanze principali: «la nostra democrazia e i nostri valori. Siamo un’Unione di 27 Paesi, con un appeal tanto forte che molti altri Stati vogliono unirsi a noi, dai Balcani Occidentali all’Ucraina. Questo è il grande successo dell’Europa e dobbiamo continuare a difenderlo da coloro che vogliono dividerci, gli euroscettici e gli amici di Putin, che siano dentro l’Ue o fuori».
Con la nomina a “Spitzenkandidatin” del Ppe – ovvero “candidato di punta” – Von der Leyen punta a rinnovare la sua maggioranza, come ha già fatto intendere con i focus centrati su produttività e difesa, con alcuni “passi indietro” rispetto all’era “green” del ticket con il socialista Timmermans: ed è proprio sulle possibili alleanze che i giornalisti interpellano la Presidente della Commissione Ue, chiedendo conto della possibilità di un ingresso nel Governo europeo anche dei Conservatori dell’Ecr, la famiglia europea la cui Presidente è Giorgia Meloni. «Io lavoro con i partiti pro-Ue, pro-Nato, pro-Ucraina, con coloro che chiaramente supportano i valori dell’Ue, con chi difende la democrazia, con chi difende i nostri valori nei confronti degli amici di Putin»: così Von der Leyen rispondendo a chi chiede che la maggioranza vista finora (Ppe, Pse, Verdi e Liberali) possa allargarsi verso destra con l’ingresso dell’Ecr. Il dialogo stretto su migrazioni, rapporti con l’Africa e agricoltori ha visto negli ultimi mesi una rinnovata unità di intenti tra Von der Leyen e Meloni, tanto da ipotizzare su più fronti che un accordo di base sia stato già sottoscritto tra le due: «Non so come sarà formato Ecr dopo le elezioni ed è possibile che alcuni partiti escano da Ecr per unirsi al Ppe», ha però aggiunto la Presidente Ue in merito all’ipotesi dell’ingresso di Fidesz di Viktor Orban nei Conservatori.
WEBER (PPE) FISSA LE CONDIZIONI A MELONI (E SALVINI): “IL VERO PROBLEMA È L’UNGHERIA DI ORBAN”
Il contenuto del dialogo Von der Leven-Meloni – e in generale con tutti i partiti non presenti ad oggi nel Governo europeo all’Europarlamento – riguarda il futuro da instradare nei prossimi 5 anni, ergo «dobbiamo vedere chi starà nell’Ecr dopo le elezioni». Ben più netto ed esplicito è stato poco dopo il presidente del Ppe, Manfred Weber, atteso nel wekeend in Italia per partecipare al Congresso di Forza Italia con l’alleato Antonio Tajani: «Orban è il problema! È la voce di Putin nell’Ue. Non possiamo avere il veto di una persona che blocca sanzioni, allargamento e riforme. Dobbiamo arrivare nel futuro al voto di maggioranza e superare l’unanimità così non ci potrà più ricattare».
Quanto osservato dai vertici del Ppe è di una sorta di “battaglia interna” piuttosto «crudele», aggiunge Weber: «Quando Orban ha detto di voler entrare in Ecr infatti i cechi hanno detto di non voler essere nello stesso gruppo di Orban. Anche i partiti populisti svedese e finlandese hanno subito detto, a causa del dibattito sulla Nato, che non vogliono stare dalla stessa parte con Viktor Orban». Secondo Von der Leyen occorre prima di tutto proteggere la democrazia europea e con essa i propri valori: «Il nostro appeal è così grande che tanti altri Paesi vogliono unirsi. Dobbiamo difenderci dall’euroscettcismo e dagli amici di Putin, dentro e fuori dall’Ue». Tradotto in termini semplici, il messaggio per Meloni e per lo stesso Salvini è chiaro: benissimo l’ingresso nell’eventuale maggioranza, problematica però la presenza di gruppi come Fidesz-Orban, Marine Le Pen e Adf.