LA PROPOSTA DI VON DER LEYEN E MACRON SULLA RIFORMA DEI TRATTATI UE

Nella giornata conclusiva della Conferenza sul Futuro dell’Europa a Strasburgo, tanto la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen quanto il Presidente di turno dell’Ue Emmanuel Macron, hanno annunciato per il prossimo giugno la possibile riforma dei Trattati Ue.



Sposando in molti passaggi le proposte partorite in Italia negli scorsi giorni – da Draghi a Prodi, passando per il leader Pd Enrico Letta – l’idea che balena in testa a Bruxelles è quella di allargare l’Unione con una sorta di “Confederazione Europea” in cui l’Ucraina possa essere la prima ad entrare, ma non l’ultima. «I cittadini, con le loro proposte, hanno detto all’Ue dove vogliono che questa Europa vada e ora sta a noi prendere la via più diretta: modificare i Trattati dove è necessario», ha spiegato nel suo discorso finale la Presidente Von der Leyen, citando su tutti il tema cardine del voto all’unanimità. «In alcune aree chiave della politica europea, semplicemente non ha più senso (il voto all’unanimità, ndr) se vogliamo essere in grado di muoverci più velocemente», spiega la Presidente della Commissione Ue, supportata dal Presidente francese Emmanuel Macron nella sua chiusura finale, «Decidere tutto a 27 ci rallenta. I capi di Stato e governo non si riuniscono mai in formato zona euro, siamo gli unici condomini che non si riuniscono mai per prendere decisioni sul nostro palazzo, come accade per Schengen, è sbagliato. C’è un’avanguardia che vuole procedere più velocemente per mostrare la strada. Conosco i timori, ma l’Europa a più velocità esiste già. Non dobbiamo escludere nessuno ma i più reticenti non possono bloccare tutto». Secondo Von der Leyen l’idea di riformare i Trattati non deve essere colta come un “tabù”: «senza tabù e senza alcuna linea rossa ideologica. Ora sta a noi prendere la via più diretta. Utilizzando tutti i limiti di ciò che possiamo fare all’interno dei Trattati e, sì, modificando i Trattati dove necessario».



NO DA 13 PAESI, L’EUROPA SI SPACCA: ECCO PERCHÈ

La discussione si appresta assai delicata nel prossimo Consiglio Europeo di giugno, non solo per la minaccia costante della guerra in Ucraina ma anche le possibili e imprevedibili conseguenze che una Europa “allargata” potrà comportare alla tenuta geopolitica dell’Unione. «I capi di Stato e e di governo non si riuniscono mai come eurozona, e questo è sbagliato. L’Europa a più velocità esiste già. Non dobbiamo escludere nessuno ma non dobbiamo neanche lasciare che pochi blocchino tutto», ha ribadito ancora Macron suscitando non poca irritazione in almeno 13 Paesi europei.



Contrari ufficialmente alla modifica dei Trattati si sono espressi Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Svezia e Slovenia: attraverso un paper informale, i 13 “ribelli” al termine dei lavori della Conferenza hanno sottolineato, «sarebbe sconsiderato e prematuro e rischierebbe di togliere energia politica all’importante compito di trovare soluzioni alle domande dei cittadini” e “alle sfide geopolitiche urgenti che l’Europa deve affrontare». La situazione sui Trattati europei, unita alle forti distanze sul prossimo pacchetto di sanzioni Ue alla Russia – in particolare sull’embargo del petrolio russo – potrebbe rappresentare un futuro immediato di forte tensione all’interno dell’Europa. Anche di questo il Premier italiano Mario Draghi parlerà/discuterà con il Presidente Usa Joe Biden nell’imminente viaggio alla Casa Bianca previsto per il 10-11 maggio.