Lo “scandalo dei messaggini cancellati”. Così viene chiamato quello che ha travolto Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea. Il riferimento è allo scambio via sms che ha avuto con il CEO di Pfizer, Albert Bourla. Per capire cos’è successo bisogna fare un passo indietro fino all’aprile 2021, quando a livello europeo iniziano i negoziati per i nuovi contratti per i vaccini anti Covid. Si era già conclusa la prima stagione di acquisti, tra le polemiche sui ritardi nelle consegne e la querelle con AstraZeneca. La presidente della Commissione europea fece subito intendere che Pfizer era il partner preferito, non solo per la tecnologia a mRna, ma per l’affidabilità dell’azienda. Da alcune rivelazioni è emerso che in quei negoziati di aprile la Pfizer abbia ottenuto prezzo più alti, di circa il 25% per le dosi.
Era anche la fase in cui l’Ue difese strenuamente la posizione delle case farmaceutiche contro la deroga sui brevetti dei vaccini, nonostante l’apertura della Casa Bianca sul tema. A squarciare il velo sul nuovo contratto con Pfizer è il New York Times, rivelando che c’è stato uno scambio personale intenso tra Ursula Von der Leyen e Albert Bourla. Si tratta di contatti telefonici e messaggi, un rapporto a tu per tu avviato a gennaio, quando c’erano problemi sulle consegne. Una «diplomazia personale» che avrebbe giocato un ruolo importante nell’accordo per il contratto di aprile. Ma formalmente se ne occupa una squadra di negoziatori formata da rappresentanti di governi e Commissione Ue, con Sandra Gallina a capo dei negoziati per Bruxelles.
VON DER LEYEN, BOURLA E I MESSAGGI “SEGRETI”
Il contenuto di quei messaggi ad oggi non è stato ancora reso pubblico. I commissari, e la presidente, sono tenuti a rendere conto di incontri e scambi con portatori di interesse, ma Bruxelles, come ricostruito da Domani, facendo leva su regole di venti anni fa, quando la tecnologia non era avanzata come ora, ha cancellato le prove. Ogni richiesta di accesso, da quella dell’eurodeputata liberale olandese Sophie in’t Veld a quella del giornalista Alexander Fanta. La prima ha ricevuto questa risposta il 18 gennaio: «I messaggini hanno natura effimera, immediata, e si suppone non contengano informazioni rilevanti; non rientrano nel regolamento del 2001 sull’accesso agli atti». Non è la prima volta che una cosa del genere accade per Ursula von der Leyen. Ad esempio, quando era ministra della Difesa in Germania, due anni fa, cancellò tutti i messaggi da un cellulare che poteva contenere prove utili per un’inchiesta relativa ad uno scandalo su contratti e consulenze esterne. La questione è ben più complessa, perché non riguarda solo i messaggi, ma pure i contratti dei vaccini. I testi non sono visionabili, se non da pochi eurodeputati e per pochi minuti in una dark room. Una delle richieste avanzate da Corporate europe observatory ha ricevuto come risposta l’offerta di 125 documenti su 365, quindi è scattata un’indagine da parte della mediatrice Emily O’Reilly, che indaga sulle denunce di cattiva amministrazione e quindi anche sul caso dei messaggini.
DAL CASO KENUP AGLI INCARICHI DEL MARITO
Ma i rapporti tra la presidente della Commissione europea e Big Pharma sono diventati ancor più imbarazzanti nelle ultime settimane. Ad esempio, Ursula von der Leyen ha deciso di partecipare ad un evento organizzato da BioNTech, che ha prodotto il vaccino anti Covid con Pfizer, e della fondazione Kenup, che opera come società di consulenza per l’azienda tedesca. L’evento si chiama “Vaccine equity for Africa”, ma Kenup, come riportato dal quotidiano Domani, «ha attivamente operato per impedire che il progetto di una produzione autonoma di vaccini in Africa, supportata dall’Organizzazione mondiale della sanità, andasse in porto». A ciò si aggiunge quanto evidenziato dal programma Mediaset “Fuori dal coro”, cioè che il marito di Ursula von der Leyen ricopre ben tre incarichi nel settore farmaceutico, come indicato dalla stessa presidente della Commissione europea nel documento “declarations of interests”, che ogni rappresentante europeo deve compilare in merito a possibili conflitti di interesse. Un motivo in più per non lasciare spazio a dubbi.