CASSESE INVITA A VOTARE PER I REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA

Il Presidente emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese non si è mai nascosto sul fatto di non amare particolarmente i Referendum: eppure, con l’imminente voto domenica 12 giugno sui 5 quesiti a tema giustizia, anche l’erudito giurista si è schierato da tempo del tutto a favore della campagna per il Sì.



«I referendum sono uno strumento semplificato di intervento nella normazione […] e possono creare vuoti nell’ordinamento. […] Tuttavia in questo caso, bisogna tener conto di due ulteriori aspetti»: lo spiega Cassese intervistato da “Libero Quotidiano” sull’Election Day di domenica. Sul fronte tempi, visto che i risultati del Referendum potrebbero fungere da elemento “sollecitatorio” per le discussioni in Parlamento sulla Riforma Cartabia: inoltre, sottolinea ancora l’ex Ministro del Governo Ciampi, «al di là dei singoli quesiti, i referendum hanno anche una valenza di carattere più generale e possono prestar- si anche ad una sorta di dichiarazione di fiducia o sfiducia, come dimostrato dai due referendum più importanti, quello del 2006 e quello del 2016». La giustizia oggi in Italia, chiosa ancora il giudice costituzionale tra il 2005 e il 2014, è sostanzialmente «a pezzi», come dimostrano anche gli ultimi dati: «sei milioni di cause pendenti; i più di sette anni necessari per concludere i tre gradi di giudizio in sede civile e i più di tre anni necessari per concludere una controversia in sede penale».



“CHI SI ASTIENE È COMPLICE”: L’ANALISI DEL GIURISTA SABINO CASSESE

Secondo Sabino Cassese, partecipare domenica alla votazione è prima di tutto un «dovere civico»: chi infatti si lamenta/lamenterà della fragilità della democrazia italiana, «non può astenersi dal voto, perché collabora a renderla più fragile. La democrazia è partecipazione», rileva il docente e giurista a “Libero”.

Cassese continua poi a punzecchiare la politica, come quando sottolinea il divario netto presente tra Referendum proposti e Referendum poi effettivamente votati: «è un segno d’insoddisfazione della popolazione nei confronti dell’attività parlamentare: il Parlamento dovrebbe fare una riflessione e un bilancio dell’efficacia della sua funzione legislativa». Raggiungere il quorum per i 5 Referendum sulla Giustizia sarà alquanto complesso, ma potrebbe anche non essere per forza “necessario” per aver conseguenze importanti nella legislazione giuridica: spiega ancora Cassese a “Libero”, «penso che gli effetti di questo referendum si faranno sentire anche se non scattasse il quorum richiesto per la validità della consultazione. Infatti, il Parlamento non potrebbe non tener conto della partecipazione e degli orientamenti espressi, oltre ai moltissimi altri indizi che mostrano la necessità di una profonda revisione dell’assetto della giustizia in Italia».