PER CHI VOTANO I CATTOLICI IN ITALIA: L’ANALISI DEI SONDAGGI IPSOS

Un tempo la Democrazia Cristiana si guadagnava il voto cattolico, poi Forza Italia con parte dei DS… ma oggi, per chi votano i cattolici? Nella maxi analisi di Nando Pagnoncellisondaggi Ipsos sul “Corriere della Sera” – alle soglie della fine Legislatura tra le più “sclerotiche” della storia repubblicana, il nodo del voto cattolico vede un’inversione di tendenza rispetto al passato e sposta l’asse sempre più verso sinistra. Con la crisi dei partiti e l’astensione alle stelle, sarebbe improprio dare patenti “assolute” al consenso attuale, ma di certo le indicazioni che arrivano dal sondaggio condotto sull’elettorato del 2022 sono alquanto interessanti.



«Un cenno al voto cattolico, che si rivela non certo da oggi tutt’ altro che omogeneo, a conferma di una frammentazione identitaria che riguarda anche i credenti», scrive Pagnoncelli sul “CorSera” illustrando i risultati dell’analisi elettorale. Tra chi dice di partecipare assiduamente alla Santa Messa, il Pd spopola con il 27,1% del consenso: segue a netta distanza il 18,3% di Fratelli d’Italia, il 15,3% della Lega e l’11,8% di Forza Italia. Fa strano vedere come il Partito Democratico di Letta, che pure spinge per leggi LGBTQ, posizioni pro-aborto e pro-eutanasia, riscuota consensi nei cattolici più “fedeli”. Mentre di contro, «tra i fedeli meno assidui prevalgono gli elettori della Meloni sui dem mentre la Lega si colloca al terzo posto».



OPERAI-INSEGNANTI-PENSIONI: IL FLUSSO DEI VOTI DA LEGA FINO A PD

Dal voto cattolico alle destinazioni tra categorie sociali, non cambiano le sorprese sul fronte consenso partiti ai giorni nostri: «il partito più votato dai ceti dirigenti (imprenditori, quadri e liberi professionisti) è il Pd (24,2%) seguito da FdI (22,5%), Lega (11,5%) e Forza Italia (11,1%)», spiega ancora Pagnoncelli presentando i numeri delle analisi svolte in questi ultimi mesi. Tra operai e lavorativi esecutivi invece, un tempo – per lunghissimo tempo – rappresentanti dalla Sinistra, la situazione da qualche anno a questa parte si consolida come notevolmente cambiata: tra gli operai, il partito più votato è la Lega (23,1%), seguita da FdI (21,9%), M5S (14,6%) e solo al quarto posto il Pd (12,5%).



Per i lavoratori autonomi invece, spopola Meloni con il 24,8% dei consensi, ben 10 punti in più dei rivali del Partito Democratico: «Le casalinghe, un tempo baluardo dell’elettorato berlusconiano, oggi prediligono il partito della Meloni (20,4%) che precede la Lega (17,8%), il Pd (16,5%) e Forza Italia (14,3%) oggi retrocessa al quarto posto», spiega Pagnoncelli concludendo l’analisi sul fronte pensionati, «nettamente il Pd con il 29,2%, seguito da FdI (19,4%) e dalla Lega (12,8%)». E per i giovani? Al momento resiste il Pd come primo partito (19% tra i 18-35) anche se per la maggior parte di essi prevale comunque la forte disaffezione alla politica e la conseguente astensione alle urne. Proprio sull’astensione e il non voto si concentra l’ultima riflessione del n.1 di Ipsos sul “Corriere”: «Pur non essendo la sola ragione per disertare le urne, la situazione economica risulta il tratto prevalente degli astensionisti. È difficile non comprendere il senso di auto-esclusione e le ragioni dei ceti più fragili, soprattutto dopo aver sperimentato negli ultimi trent’ anni ogni possibile maggioranza politica e formula di governo».