Risvolto inatteso per quanto riguarda la riforma che permette ai 18enni di votare per i senatori (al momento il limite è di 25 anni). La riforma è passata, ma le destre, che avevano detto sì a Montecitorio, hanno preferito astenersi dopo essere state in disaccordo. Nel dettaglio, in favore del voto ai 18enni hanno votato in 125, gli esponenti del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e di Liberi e Uguali, mentre 84 sono stati gli astenuti (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia), con l’aggiunta di Italia Viva. Ed è in particolare il partito di Matteo Renzi quello che sembrerebbe essere più arrabbiato, come ha spiegato Davide Faraone, il capogruppo di IV: “Siamo sempre accusati di venire meno agli accordi – le parole riportate da Repubblica in data 9 settembre – ad esempio sulla legge elettorale. Ma stiamo giocando con le regole e la Costituzione. Sul voto ai diciottenni l’intesa inoltre prevedeva che ci fosse anche l’abbassamento dell’elettorato passivo, ovvero la possibilità di essere eletti a Palazzo Madama a 25 anni (e non come ora a 40). Dare il voto ai diciottenni e lasciare il resto inalterato, è una follia”.



VOTO DEI 18ENNE AL SENATO, LE CRITICA DI LA RUSSA E DI DE PETRIS

Di tutt’altro tenore le parole di Dario Parrini, il Democratico e relatore del provvedimento, che ha spiegato: “Possiamo procedere senza indugi ed è chiaro che in seconda lettura il provvedimento avrà numeri larghissimi. Chi si è astenuto oggi è perché siamo in campagna elettorale. Poi voterà a favore. Accetto scommesse”. Nel giro di qualche settimana dovrebbe arrivare la seconda votazione, poi, entro la fine dell’anno, dovrebbe diventare legge: “È un’altra tappa decisiva – ha aggiunto Parrini – verso il diritto di voto di quattro milioni di giovani tra i 18 e i 25 anni di votare per il Senato”. “Amputata” la parte riguardante l’abbassamento dell’età per diventare senatori, da 40 a 25 anni, per accelerare i tempi: “Abbiamo rinunciato al momento – ha detto ancora l’esponente Dem – lo abbiamo fatto per senso di responsabilità, per non costringere la Camera a ricominciare daccapo con una nuova prima lettura perdendo altri mesi preziosi dopo i sei di congelamento persi a causa del Covid”. Critico invece La Russa, storico esponente di FdI: “La maggioranza va avanti a colpi di demagogia:… la Costituzione è una cosa seria, non è un giochino per venditori di bibite”. Infine il pensiero di Loredana De Petris, capogruppo del Misto e leader della Sinistra, che attacca la maggioranza “Non si fanno le cose tanto per portarsi a casa un simulacro, la riforma doveva essere complessiva non così a spizzichi e bocconi”.

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