Che il voto all’estero costituisca un diritto dei nostri connazionali è ormai qualcosa di acquisito e positivo per la vita della nostra cara Repubblica. Ma da molto tempo questo costituisce un elemento con difetti che sono gravissimi per un Paese democratico e ovviamente stiamo parlando dei brogli che continuamente lo invadono.



L’ultimo caso (ma forse no, visto che spuntano ogni tanto) è addirittura eclatante e i lettori del Sussidiario lo conoscono molto bene: un Senatore eletto all’Estero nelle file del movimento USEI e poi passato in quelle del MAIE, la cui nomina è stata, diciamo così, influenzata da decine di migliaia di voti falsi. Il caso, scoppiato all’indomani delle ultime elezioni del 2018, ha registrato dopo anni di indagini della Procura della Repubblica la conferma che migliaia di voti addirittura riportavano la stessa calligrafia nella firma: insomma, un imbroglio bello e buono arrivato dall’Argentina. Ma che fa il paio con quelli che ormai, alla fine di ogni tornata elettorale nostrana, scoppiano visto anche la poca efficacia che i provvedimenti che vengono attuati dalle Autorità Consolari hanno sul risultato finale. L’ultimo in ordine di tempo quello della tracciabilità del voto con dei codici singoli, misura che però non ha impedito le irregolarità.



Come ripetiamo da anni, il sistema di voto dall’estero va cambiato, non cancellato come vorrebbero alcuni partiti, affinché possa essere valido a tutti gli effetti, visto che in passato, ma anche recentemente, ha influenzato la vita della nostra nazione con cambiamenti di casacca improvvisi operati specie dai movimenti sorti all’estero che, attraverso campagne ben orchestrate, hanno di fatto conquistato una certa maggioranza di voto specie in America Latina, dove queste organizzazioni sono nate.

Ma la cosa che fa in un certo senso rabbrividire a livello istituzionale è come un organo quale la Giunta per le elezioni del Senato, di fatto, avalli una chiara irregolarità elettorale, mantenendo al suo posto un Senatore beneficiato da questi sistemi decisamente illegali.



Ora: è chiaro che nella successiva votazione che abbiamo accennato all’inizio della nostra nota si prenderà una decisione finale sull’accaduto e ci auguriamo che la stessa non ripeta quella attuale. Ma, visto che le prossime elezioni non sono poi così lontane e corrono pure il rischio di un anticipo, sarebbe opportuno che si iniziassero a prendere provvedimenti per modificare le regole: primo fra tutti il decadimento delle cariche istituzionali nel caso di cambio di partito o movimento che sia.

Se do un voto a Tizio, membro di un gruppo parlamentare, lo stesso non può eticamente e moralmente fare il classico salto della quaglia in piena legislatura, in quanto ciò sicuramente altera il voto concessogli.

Successivamente, si dovrebbe operare attraverso un sistema di voto governato da una Pec Istituzionale, nella quale, per accedere, il votante dovrà mostrare i propri documenti che ne confermino l’identità, in modo da ridurre al massimo pure le spese che un voto mal gestito comporta anche per il fatto che la spedizione in Italia dei voti spesso si “blocca”, come accaduto in Argentina, dove sacchi pieni di schede sono stati rinvenuti tirati negli uffici delle Poste di quel Paese.

Una nazione che dichiara, attraverso il suo Governo e le Istituzioni (non ultima la presidenza della Repubblica), la propria voglia di rinascita non solo economica ma anche morale attraverso una lotta alla disonestà non può di certo lasciare nel dimenticatoio il fatto accaduto in Giunta per le elezioni del Senato e qui descritto. In nome di una Repubblica quale dovrebbe essere.

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