Quella di giovedì può ritenersi come una delle più brutte pagine istituzionali scritte nella storia della Repubblica: chiamato a confermare o meno (attraverso una votazione a scrutinio segreto) la continuazione della carica del Senatore Cario (ex Usei ora Maie), eletto nel 2018 con un broglio confermato dalle perizie della Procura della Repubblica, il Senato ha fornito un’indubbia prova della propria inconsistenza dapprima dividendo il voto in due mozioni, poi di fatto estromettendo il Senatore inquisito ma allo stesso tempo mettendo in dubbio la sua successione con il collega Pd Fabio Porta. Si apre così un caso dai molti risvolti politici che potrebbero portare non solo alla sicura modifica della procedura del voto all’estero, attualmente svolta con un sistema arcaico e dalle infinite falle che lo hanno portato, negli anni, a diversi scandali documentati che hanno investito pure Paesi europei dove sono presenti rappresentanze di nostri connazionali, ma anche con cambiamenti molto più profondi che includono il diritto di partecipazione alle elezioni.
Passare a un sistema gestito a livello informatico o addirittura sul voto presenziale presso i nostri Consolati all’estero, come d’altronde fanno diverse nazioni con il voto al di fuori dei loro confini, garantirebbe una trasparenza ormai temporalmente improcrastinabile alla luce di questo scandalo. Che si è consumato in un’aula dove, a un certo punto, si sono votati due ordini del giorno a prima firma Malpezzi (capogruppo del Pd) già descritti sopra, che hanno portato alla bocciatura del primo per solo sei voti (quello che avrebbe direttamente passato il testimone a Porta, escludendo Cario) e invece la condivisione del secondo che estrometteva il Senatore accusato.
Ora il rebus che ha poi provocato una situazione tesa tra la Presidente del Senato Casellati e il Senatore Gasparri (Presidente della Giunta) è su chi ha diritto a succedere all’ex Maie (estromesso dal movimento) ed ex Usei (l’altro movimento di cui Cario faceva originariamente parte)? Anche perché allo stesso tempo è spuntato all’improvviso un “terzo incomodo” ergo tale Francesco Nardelli, argentino, che ora sostiene che il posto è suo, visto che è direttamente dietro Cario nelle liste elettorali del movimento Usei con il quale è stato eletto: la domanda che però viene automaticamente da porsi è il perché l’outsider di turno sia rimasto zitto una volta scoperto che il suo collega di “partito” aveva vinto con voti truccati e ora sostiene che invece ne è il successore, perché, secondo lui, la legge elettorale impone che il rimpiazzo appartenga allo stesso gruppo.
Ma c’è anche però chi, costituzionalista da noi interpellato, sostiene che invece la procedura non sia così automatica e in caso di brogli accertati tutto il movimento politico a cui appartiene il colpevole sia in pratica estromesso dalla successione. Di certo siamo di fronte a una vicenda che nel suo sviluppo dimostra i tanti punti deboli di un sistema che fa acqua da tutte le parti in nome di una Repubblica che appare sempre di più fragile nel suo insieme, ma non perché possegga una Costituzione obsoleta, anzi: il fatto è che, nel corso degli anni, è cambiato il “materiale umano” che è sceso a livelli giudicabili dai fatti che si susseguono quasi senza sosta quotidianamente, i quali spesso sono l’esatto contrario dei proclami sostenuti a gran voce nel corso degli interventi in aula, che anche questa volta hanno sfiorato il ridicolo. Come nel caso dei 5 Stelle che si sono dichiarati, nel loro intervento, difensori dell’onestà e della legalità contro le “nefandezze” e gli imbrogli, ma si dimenticano che anche i loro voti, nella sessione precedente della Giunta del Senato che doveva deciderne l’estromissione, hanno mantenuto il Senatore Cario al suo posto, assolvendolo.
E la Lega e FI, anche loro complici dello scandalo, che hanno confermato con il loro voto la volontà di protrarre fino alla fine una problematica di facilissima soluzione, alimentando il sospetto che tutta questa faccenda non sia altro che un favore con vista sul Quirinale, dove si aspettano che i movimenti degli italiani all’estero appoggino la candidatura Berlusconi. Appoggiando la candidatura del “terzo incomodo” Nardelli (ex capolista Pd nelle elezioni del 2013) a Senatore.
Il Paese sta vivendo un momento difficile per problematiche ben più gravi di questo scandalo e dei giochini di potere che lo circondano: forse ancora non si è capito che la vera Italia, quella composta da un popolo che si muove tra mille difficoltà, ha sete di un riformismo vero ed è stufa di giochi e teatrini degli di un Viceregno di un sistema che pare vivere in un altro Stato, ovviamente senza problemi e che gode di condizioni economiche tra le migliori del mondo.
Lunedì finalmente dovremmo sapere a chi spetta sostituire una figura politica che ormai sta diventando simbolo di un sistema non più sopportabile: si spera che la scelta possa essere operata con velocità e che rappresenti il primo passo verso una riforma completa del voto estero, trasformandolo in responsabile e non più nella fiera di personaggi che “vincono” la lotteria di una carica istituzionale a volte senza neppure parlare la lingua di un’Italia “generosa” al limite della teatralità.
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