Tutta la questione dei brogli elettorali del voto degli italiani all’estero ha avuto un decisivo risveglio con il caso, seguito dal Sussidiario già da tempo, del voto taroccato registrato a Buenos Aires in favore del Senatore ex USEI e ora MAIE Adriano Cario. Ma la vera bomba è stata quella riferita due settimane fa, cioè la votazione della Giunta del Senato per le elezioni che doveva giudicare il misfatto e che alla fine, nonostante le prove della frode fornite dalla Procura della Repubblica, ha sorprendentemente assolto il Senatore come se nulla fosse successo.



Ne è seguito uno scandalo istituzionale che, in un primo momento ignorato dai media (tranne il nostro e pochi altri), alla fine ha assunto una dimensione internazionale mettendo in risalto quanto il sistema politico italiano sia ormai in completa decadenza al punto da far rimpiangere i deputati e senatori della Prima Repubblica.



La faccenda sconvolgente è che fino a poche ore prima della “storica” (ormai si può definire così) votazione, l’intero Senato era favorevole alla rimozione di Cario: fino a quando, spinti dai loro Segretari di partito, il Movimento 5 Stelle, Forza Italia e la Lega hanno di fatto imposto ai loro rappresentanti il voto contrario che poi si è concretizzato.

A dicembre è prevista una seduta al Senato per confermare o meno la decisione: visto il clamore e soprattutto le proteste che dalle varie comunità di italiani sparse per il mondo sono sorte, arrivando perfino a una petizione, si potrebbe prevedere un “lieto” fine istituzionale della questione, ma già il misfatto perpetrato il 9 novembre ha lasciato il segno.



È l’intero sistema del voto estero a essere messo sotto accusa, ma a questo si deve purtroppo aggiungere l’estrema facilità con cui si ottiene il passaporto italiano, vero e proprio salvacondotto che consente anche operazioni che includono false residenze che permettono di ottenere benefici a chi non ne ha il diritto.

Quindi bisogna intervenire in tempi rapidi per modificare in forma risolutiva il voto e il diritto alla cittadinanza, anche perché le catene di brogli avvenute finora riguardano solo il nostro Paese e non altre nazioni che hanno concesso il sacrosanto diritto al voto ai loro cittadini residenti all’estero. Perché da quando è stato istituito, il voto estero alla fine ha modificato ben due Governi (il terzo lo stava cambiando con il famoso Conte-bis) ed è eticamente poco edificante che la vita degli italiani possa essere politicamente cambiata da un voto che è emesso spesso da persone lontanissime anche generazionalmente dal nostro Paese e che non hanno nessuna informazione sull’Italia e neanche parlano la nostra lingua, fatto che coinvolge anche molti esponenti eletti da questo sistema. 

“Noi, Italiani onesti che vivono all’estero (e in Italia) e che vogliono continuare a credere nelle istituzioni parlamentari e nella legalità del voto che deve continuare ad essere ‘personale, eguale, libero e segreto’ non possiamo accettare che il Parlamento italiano confermi questa decisione sbagliata e pericolosa”, scrivono i promotori della raccolta di firme promossa dal quotidiano “Gente d’Italia”, una voce mediatica delle nostre comunità all’estero.

Di fatto questa votazione alquanto singolare potrebbe provocare anche degli scossoni politici più grandi e minare due situazioni di estrema difficoltà come la “prevista” alleanza del Pd con i 5 Stelle e anche entrare nell’attuale crisi in cui versa la Lega, vista la rabbia con cui molte rappresentanze del partito all’estero hanno espresso per la sua partecipazione al voto contrario.

Ma la cosa più curiosa è un comunicato stampa del Senatore Cario, nel quale in sua difesa assume la votazione del 9 novembre e se la prende con la stampa per aver detto che lui è un imprenditore calabrese quando invece è un semplice impiegato pubblico. E sulle perizie della Procura della Repubblica che testimoniano i voti fasulli? Nemmeno una parola. Solo una smentita che lui sia mai stato legato al MAIE. Ma basta aprire la pagina del Senato per dimostrare l’esatto contrario: difatti si legge che “dal 3 maggio 2018 al 3 giugno 2018 appartiene alla componente PSI-MAIE e che dal 4 giugno 2018 al 25 gennaio 2021 appartiene alla componente MAIE (dal 15 gennaio 2021 la componente assume la denominazione MAIE-Italia 23).

C’è da sperare che si possa ricucire al più presto questo strappo istituzionale (oltretutto operato da due alfieri della legalità che però sono da tempo investiti da scandali che rappresentano l’esatto opposto delle loro ideologie) attraverso sia delle riforme che una presa di coscienza di una classe politica che pare aver perso da tempo la bussola dell’essere nei confronti dell’apparenza e che per questo fatto si distanzia sempre di più da un Paese (non solo dall’estero) ormai al punto di rottura con le sue supposte rappresentanze.

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