Cos’è voto utile e perché se ne parla alle Elezioni Politiche 2022

In vista dell’apertura delle urne per le Elezioni Politiche 2022 in molti si stanno domandando cos’è il cosiddetto voto “utile”, a cui si appellano le coalizioni e i partiti più grandi con l’obiettivo che le preferenze si disperdano tra i partiti più piccoli. Il parametro relativo alla “soglia di sbarramento” previsto dal Rosatellum, in tal senso, è fondamentale per comprendere questo concetto. La legge elettorale attualmente in vigore si basa su un sistema “mix” tra maggioritario e proporzionale: nel primo caso viene eletto il candidato con più voti dalla sua parte mentre nel secondo bisogna superare determinate soglie di sbarramento.



È proprio in quest’ultimo caso che la legge prevede che per entrare al Governo ci sia un minimo di voti da ottenere alle elezioni: il 3% per un singolo partito e il 10% per una coalizione. Le liste “minori”, dunque, partendo inevitabilmente con uno svantaggio in termini di fondi e notorietà, nella maggior parte dei casi fanno fatica a superare la soglia di sbarramento. Questo ha un peso nel ragionamento sul voto utile.



Voto utile: a “spingerlo” le coalizione e i grandi partiti

È scontato dunque che a spingere il cosiddetto voto “utile” siano le coalizioni e i grandi partiti, che vedono in quei voti potenzialmente dispersi al di sotto delle soglie di sbarramento delle riserve utili per accrescere le loro percentuali. È per questo motivo che qualcuno ha invitato gli elettori, in vista delle Elezioni Politiche 2022, a mettere da parte le proprie ideologie e i favori nei confronti di un programma elettorale e di esprimere le proprie preferenze piuttosto per utilità politica.

L’idea alla base di questo concetto, infatti, è che i voti non dovrebbero rivelarsi “inutili”. Se i partiti e le liste a cui verranno indirizzati non supereranno la soglia di sbarramento è quello che accadrà. A determinare ciò, però, sono le preferenze stesse. La questione è dunque certamente complessa.