“Il Kosovo è parte della Serbia, è molto chiaro. Lo dice la Costituzione serba, lo ribadisce la risoluzione Onu del 1999. Dove sta il problema?”, così il presidente serbo Aleksandar Vucic ai microfoni de La Stampa. Il 53enne si è soffermato sulle tensioni delle ultime settimane, a partire dalle aggressioni denunciate dai serbi-kosovari del Nord: “I serbi che vivono nel Nord, e in altre enclave, si sentono attaccati dalle forze speciali di polizia del Kosovo. Quasi ogni settimana. Ci sono report affidabili che lo testimoniano. Pristina non ha diritto ad avere una polizia speciale nel Nord. Trattiene, ferma, molesta la nostra gente. Kurti ha sempre detto “siamo un Paese sovrano, abbiamo il diritto di dispiegare le nostre forze dove vogliamo”. È chiaro che non può. Ha fatto di più. La gente ha iniziato a protestare per le elezioni illegittime e illegali dei sindaci. Ci sono Comuni dove il sindaco l’hanno votato 11 persone. Non è democratico lo 0,02%. Anche gli americani e l’Ue stanno condannando il suo atteggiamento. Ma lui non vuole ascoltare”.



Vucic: “Kurti ritiri le truppe e ci sarà la pace”

Vucic chiede di portare i presunti sindaci a Sud e di rimuovere le truppe dal Nord, solo in quel momento ci sarà una vera riconciliazione tra serbi e albanesi: “Noi la vogliamo, siamo disposti a molti compromessi. Dall’altra parte c’è chi ha come unico scopo espellere i serbi o mostrare i muscoli. Teniamo la gente calma, ma se continua così non lo sarà”. Il presidente serbo invoca una pressione della comunità internazionale affinchè Pristina agisca in modo razionale, Belgrado è pronta al dialogo: “Non è stato facile digerire la mediazione prospettata a Bruxelles (cioè che la Serbia riconosca il Kosovo, le due parti accettino reciprocamente documenti, passaporti, targhe, Pristina crei un’associazione di municipalità serbe)”. E la Serbia coltiva l’intenzione di entrare nell’Ue: “Siamo su questa strada e questi sono i nostri valori. Insieme al Montenegro, siamo il Paese più avanzato dell’intera regione. La nostra economia è il 50% di quella dei Balcani occidentali. Apparteniamo all’Europa, spero che in futuro faremo passi più rapidi”.

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