Negli Stati Uniti, per ottenere il sussidio di disoccupazione, ci si deve identificare con il riconoscimento facciale. Lo scrive Massimo Gaggi sul Corriere della Sera di oggi, dicendo che il servizio è gestito dalla società privata ID.me. Il rischio, scrive il giornalista, potrebbe riguardare la privacy dei richiedenti, per via di un possibile uso distorto come, per esempio, la sorveglianza o errori verso le minoranze etniche, tanto che questa tecnologia è stata contestata dalle associazioni dei diritti civili.
In alcune città americane questo sistema è stato addirittura messa al bando, chiedendo alla polizia di non usarla, nonostante sia già utilizzata da agenzie del governo federale come l’Irs (il fisco) e la Social Security (la previdenza sociale). Le contestazioni sono partite da alcune persone del Colorado che, secondo quanto riferito dalla Cnn, rinuncerebbero al sussidio pur di non cedere dati facciali che poi li renderebbero individuabili.
Il riconoscimento facciale per ottenere il sussidio di disoccupazione evita le truffe
I disoccupati che rifiuteranno il riconoscimento facciale perderanno il sussidio di disoccupazione anche perché, comunque, la tecnologia viene ormai utilizzata da 27 Stati (compresi i più popolosi come New York e California) per le verifiche sui disoccupati: sono stati troppi, spiegano gli amministratori, i tentativi di ricevere sussidi non dovuti in modo fraudolento. Di conseguenza, chi ha intenzione di truffare, se deve farsi riconoscere mettendoci la faccia ci penserà due volte. Il risultato c’è: grazie al filtro di ID.me le truffe sono drasticamente diminuite.
In ogni caso il riconoscimento facciale fa discutere. Il sistema viene utilizzato in modo massiccio in Cina e in Europa la tecnica di intelligenza artificiale ha trascinato la polizia di Cardiff in tribunale. A intentare una causa per violazione dei dati personali e limitazione del diritto alla privacy era stato Ed Bridges, un trentenne impiegato statale residente nel Galles del Sud, che aveva dichiarato che l’essere stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza in una zona commerciale della città nel dicembre 2017 e l’anno successivo durante un corteo contro le armi avevano leso dei suoi diritti civili.