“Volete un hamburger? Accomodatevi, lo stampiamo subito“. Questa frase, apparentemente surreale, potrebbe diventare in un futuro non così lontano di routine in molti fast food e ristoranti. Come riportato da Il Messaggero, al ristorante The Chicken di Tel Aviv, in Israele, lo è già. La scena che si para davanti agli avventori del locale è caratterizzata dalla presenza di “cisterne di metallo, stampanti 3D, operatori in camice” che “mentre i clienti addentano panini e bocconcini di pollo fritti, lì dietro stanno coltivando la carne che verrà servita“.
Si tratta infatti, spiega l’articolo, di “carne artificiale, generata in laboratorio con un processo altamente tecnologico che permette la replicazione dei tessuti e delle proteine animali (in questo caso di pollo) in tempi rapidissimi. Le cellule vive sono inserite all’interno di bioreattori con una soluzione liquida piena di nutrienti: il volume raddoppia ogni giorno. Il risultato preliminare è una poltiglia di carne informe, che poi viene lavorata, o stampata, nella forma e nella dimensione adatta alla cottura e al servizio“.
HAMBURGER STAMPATO IN 3D: LA NUOVA FRONTIERA E’ LA CARNE SINTETICA
Ammettiamo che raccontata così l’idea di un hamburger stampato in 3D non risulti particolarmente allettante, ma se qualcuno si è preso la briga di esplorare la carta è perché dei vantaggi ci sono. I più rilevanti riguardano l’aumentata efficienza rispetto a un allevamento tradizionale: “Nessuna malattia, niente scarti animali, niente ormoni o antibiotici per accelerare la crescita. Un risparmio incredibile di risorse e terreni, nonché molta meno crudeltà verso gli animali“. Oltre ai vantaggi economici, però, spiccano anche quelli ambientali. Con un consumo mondiale di carne in costante incremento, soprattutto in quei Paesi che solo negli ultimi anni stanno conoscendo il benessere, è impensabile sostenere il fabbisogno di carne in una maniera sostenibile; soprattutto considerando che ad oggi l’industria degli allevamenti intensivi contribuisce almeno per il 14,5% alle emissioni globali di gas serra. Da qui l’idea, sponsorizzata anche da Bill Gates, di passare alla carne sintetica: secondo uno studio di Oxford, infatti, in questo modo si produce il 96% in meno di emissioni di CO2 rispetto alla carne tradizionale. La prossima sfida di chi opera nel settore? Riuscire a dare vita ad un prodotto apprezzabile dal punto di vista del gusto e della consistenza. Ardua impresa…