In Germania il partito BWS fondato da Sahra Wagenknecht continua a riscuotere sempre più ampi successi tra la popolazione sottraendo voti sia alla destra conservatrice che alla sinistra liberale ed è sempre più vicino a guadagnarsi un posto (forse in primo piano) nel prossimo governo federale: tutte questione affrontate – assieme anche alle sue idee e proposte politiche – dalla stessa leader del movimento in una lunga intervista con il Fatto Quotidiano nella quale parte subito dal sottolineare che il suo partito “colma una lacuna nella rappresentanza politica” specialmente per tutti quei cittadini “scontenti del governo federale”.



Dal conto suo – comunque – Wagenknecht preferisce non definirsi né di destra, né di sinistra – etichette di cui secondo lei “molti cittadini non sanno che farsene” – criticando soprattutto la rappresentanza sempre più “elitaria, identitaria e paternalista” che anima i liberali: “Noi – spiega – ci impegniamo a favore degli interessi di tutti quei cittadini che non provengono da famiglie agiate e che si guadagnano la vita lavorando duramente e che devono vivere con una magra pensione”.



“Ci impegniamo – continua ancora Wagenknecht nella sua intervista per il Fatto – per la giustizia sociale e per una politica della distensione“, mirano a difendere “la libertà di opinione, [a] praticare una politica economica sensata per le nostre piccole e medie imprese [e] una ragionevole in tema di migrazione”; mentre nega qualsiasi ipotesi di uscita della Germania dall’UE, pur promettendo si farà portavoce di “una riforma radicale delle istituzioni e dei trattati” per giungere ad un’alleanza incentrata “sui settori politici nei quali è necessaria una politica comune”.



Le proposte politiche di Sahra Wagenknecht: “Su armi, woke, green e migranti serve una svolta significativa”

Lasciando da parte l’UE e il mini comizio elettorale, Sahra Wagenknecht ci tiene ad entrare nel merito delle sue proposte partendo dalla più importante, ovvero una nuova politica su Ucraina e Russia che lasci da parte definitivamente “le insensate sanzioni” che hanno avuto come unico effetto quello di “danneggiare il nostro paese senza (..) far cessare la guerra” causando “il rialzo dei prezzi” energetici ed alimentari a danno di moltissimi cittadini “che non sono riusciti ad arrivare a fine mese”; il tutto anche grazie alla ‘sua’ nuova UE che tornerà ad essere “un progetto di pace, un attore [per] curare i rapporti pacifici e leali con gli altri Stati”.

Dal punto di vista dei migranti – invece – Wagenknecht torna a criticare la sinistra che negli ultimi anni non è stata in grado di intercettare “il bisogno di sicurezza e stabilità della popolazione” per ipotizzare e proporre una nuova “politica sensata (..) in base al modello danese” che riesca a “ridurre il numero delle persone che vengono da noi” aumentando “l’integrazione” degli effettivi rifugiati; rinnegando l’ipotesi dei “confini aperti che, a causa del gran numero di immigrati e rifugiati” ha cambiato totalmente il volto delle città.

Un discorso simile (sempre contrario all’idea liberale predominante) Wagenknecht lo applica al tema della transizione green che – a suo dire – starebbe facendo “lievitare i pressi a scapito dei nuclei familiari che già non se la cavano bene” e invece che rendere il dibattito una “questione di lifestyle” ipotizza nuovi finanziamenti per “la ricerca nel campo delle tecnologie ecologiche e massicci investimenti nel trasporto pubblico”, rigettando quella “woke culture che guardi dall’alto quelli che comprano la loro bistecca nei discount e [usano] la macchina”.