Yevgeny Prigozhin, fondatore del gruppo mercenario Wagner, ha continuato a incrementare i propri ricavi nonostante le sanzioni imposte alla Russia dall’Occidente. Lo ha svelato un’inchiesta a cura del Financial Times, che ha rilevato dai registri aziendali come l’impero di Yevgeny Prigozhin abbia generato ricavi superiori al quarto di miliardo nei quattro anni precedenti la guerra in Ucraina. un impero fondato sulle risorse naturali, in particolare sull’estrazione di petrolio, gas, ma anche diamanti e oro. E la situazione economica dell’oligarca russo non è stata scalfita dal sistema di sanzioni predisposto dall’Occidente.
Il Financial Times, così come altri quotidiani quali il Die Welt, Arte e Insider hanno potuto visionare quasi 2.500 documenti hackerati direttamente dai server del gruppo Wagner. Ha quindi potuto analizzare i conti delle società sostenute dal gruppo Wagner, oggetto di sanzioni in USA, UE e UK perché controllate da Yevgeny Prigozhin. In questo modo ha potuto avere un quadro della finanziaria di un gruppo che Washington ha definito una vera e propria “organizzazione criminale transnazionale”. Il gruppo Wagner è infatti stato accusato di ripetute violazioni dei diritti umani – tra cui omicidi, torture e stupri – in quasi tutti i Paesi in cui in cui ha operato, in particolar modo in Africa.
Interessi della Russia in Africa attraverso il gruppo Wagner
L’inchiesta del Financial Times ha mostrato come il gruppo Wagner, fondato da Yevgeny Prigozhin, abbia reclutato decine di migliaia di detenuti russi per combattere in Ucraina, oltre a macchiarsi di crimini quali esecuzioni di massa, stupri, rapimenti di bambini e abusi fisici in particolare nella Repubblica Centrafricana, in cui il gruppo è presente dal 2017, e nel Mali.
Yevgeny Prigozhin per anni ha negato qualsiasi legame con il gruppo Wagner e le sue operazioni mercenarie internazionali. Questo fino al 2022, quando ha ammesso di averlo fondato nel 2014 ed è stato diffuso un video che ritraeva lo stesso Prigozhin impegnato a reclutare combattenti in una colonia penale russa. Dal 2016 l’oligarca è stato colpito da sanzioni negli Stati Uniti e dal 2021 è nella lista dei più ricercati dell’FBI. Eppure, le sanzioni disposte in seguito alla guerra in Ucraina non ha intaccato quasi per nulla le risorse naturali del gruppo Wagner in Africa e in Medio Oriente.
Russia in Africa: violazioni diritti umani e tangenti
Ma non è tutto, perché i documenti hackerati hanno anche svelato un’altra faccia delle operazioni di Yevgeny Prigozhin e del gruppo Wagner in Africa. Come riporta il quotidiano francese la Croix, le manifestazioni contro la missione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana (Minusca) sono state organizzate con l’aiuto delle reti di Yevgeny Prigozhin. Lo ha confermato un membro pentito del progetto “Stop Minusca” che, come riferisce La Croix, ha spiegato che i partecipanti erano stati pagati 1.684 dollari (1.580 euro) per quattro dimostrazioni di 15-20 persone. Le fatture svelano inoltre che un giornale locale, Ndjoni Sango, era stato finanziato per amplificare la portata della manifestazione, un fatto confermato anche da un ex dipendente.
Il quotidiano Politico ha inoltre scoperto, analizzando i documenti, che il gruppo Wagner conta 13 basi militari nella Repubblica Centrafricana e difende il presidente Touadéra sostenendo anche l’esercito, a seguito di un accordo stipulato nel 2018 tra il paese e la Russia. Secondo il Die Welt, nel 2018 Wagner ha speso l’equivalente di 50.000 euro per diffonde propaganda filorussa attraverso redazioni e uffici di Khartoum Star, Radio Africa e Sudan Daily. Secondo i documenti trapelati, in Sudan sono state pagate tangenti per nascondere le accuse di stupro ai danni di una donna da parte di un membro del gruppo paramilitare russo: 1.000 dollari (938 euro) alla famiglia della vittima per danni morali e 280.000 sterline sudanesi al procuratore per chiudere il caso.