La casa editrice britannica Opus Arte ha appena pubblicato un elegante cofanetto (30 CD ossia circa 35 ore di ascolto) di grande interesse per i wagneriani e non solo. Intitolato Richard Wagner The Bayreuth Edition raccoglie registrazioni di Der Fliegende Hollandert, Tannhäuser, Lohengrin, Der Ring des Nibelungen (ovviamente tutte e quattro le opere), Tristan und Isolde, Die Meistersinger von Nürnberg. In effetti, manca all’appello unicamente Parsifal, nonché le tre opere giovanili che Wagner quasi ripudiò e per sua scelta non vennero mai eseguite a Bayreuth, neanche postume.



Il cofanetto è ricco di musica ma spartano di veste editoriale. Il libretto che lo accompagna contiene unicamente i cast e l’anno di produzione, senza saggi, senza biografie degli interpreti e senza fotografie delle messe in scena. Per molti aspetti, è una scelta comprensibile. Da un lato, 35 ore di ascolto sono dirette ad appassionati di Wagner che hanno, nelle loro raccolte, incisioni in studio delle stesse opere; ad esempio, io ho dieci Ring. Da un altro, le registrazioni sono state effettuate dal 2008 al 2014, anni in cui regie e scenografie sono state molto discusse sia dai critici sia dal pubblico: foto non avrebbero aggiunto molto al valore del cofanetto.



La caratteristica importante è che si tratta di registrazioni “dal vivo”, come raramente si usa, specialmente per opere di Wagner. Tranne che per il Ring, dove è indicato il periodo (luglio-agosto 2008) e per Die Meistersinger von Nürnberg (festival 2008) per le altre opere è indicato il giorno preciso dell’esecuzione registrata. Ciò significa che non si sono fatti ritocchi utilizzando registrazioni in varie repliche. Invece di sminuire il valore del cofanetto, ciò lo rende più prezioso. Chi lo ascolta, infatti, ha, nei propri scaffali diverse edizioni in studio (da quella famosissima del Ring diretto da Georg Solti alla metà degli anni sessanta – un capolavoro di stereofonia!). C’è, quindi, qualcosa di affascinante nell’ascoltare esecuzioni così “vive” con gli applausi del pubblico al termine degli atti ed anche qualche (leggerissimo) brusio di fondo. Ci si sente quasi partecipi: seduti sulle scomode panche della Festspielhaus, costruita in legno, e sudando quattro camicie sotto il sole della Baviera settentrionale (gli spettacoli iniziano alle 16 e c’è un intervallo di un’ora tra un atto e l’altro).



Una recensione di ciascuna delle nove esecuzioni, richiederebbe un saggio, molto più spazio di quanto disponibile su questa testata e molta più pazienza di quella che hanno i lettori. Quindi, mi limito ad alcuni cenni di aspetti che mi sembrano particolarmente importanti.

Comincio a ritroso da Die Meistersinger von Nürnberg non solo perché la considero la più bella (e più profonda) commedia in musica di tutti i tempi (Adorno diceva che da sola valeva quanto tutto Shakespeare) ma perché la registrazione dal vivo ci dà un Franz Hawlata (nel ruolo di protagonista, Hans Sachs) in piena forma. Lo avevo ascoltato pochi anni prima, nella stessa parte, a Berlino e mi aveva incantato (specialmente nel Wahn, Whan del terzo atto con un equilibrio perfetto tra la tristezza, prima, e la gioia, poi, di accettare di essere troppo anziano per sposare Eva). Purtroppo, solo un paio di anni dopo questa registrazione, lo ascoltai al Festival di Erl in Tirolo: pur ancora giovane, aveva perso lo smalto e si avviava al pensionamento. Nella registrazione, bellissimo lo squillo di Klaus Florian Voigt nel ruolo di Walter von Stolzing e dolce la Eva di Michaela Kaune, un giovane soprano che in Italia ricordo di avere ascoltato solo a Firenze ed a Venezia, Buona ma non eccezionale la direzione d’orchestra di Sebastian Weigle.

Di grande spessore, invece, la direzione di Christian Thielemann del Der Ring des Nibelungen, tutta colori e sfumature e con un senso più di fiabesco che di apologo o parabola. Ricorda la registrazione in studio (fine anni sessanta) della produzione diretta da Karajan con gli stessi interpreti con cui la aveva eseguita a Salisburgo. Specialmente nella seconda giornata Siegfried dove solo ascoltando si sente la foresta ed il suo mormorio. Dal punto di vista vocale, Albert Dohnen è un sontuoso Wotan, Linda Watson un’ottima Brunhilde, Stephen Gould un efficace Siegfried (nonostante fosse già un po’ avanti con gli anni) Il Ring richiede 35 solisti. Tutti di livello, ma in questa edizione la vera magia è l’orchestra.

Nel Tristan und Isolde registrato il 9 agosto 2009, buona la direzione d’orchestra di Peter Schneider ma l’aspetto interessante sono le voci dei due protagonisti, l’americano Robert Dean Smith e la svedese Iréne Theorin. Nessuno dei due giovanissimo, affrontano molto bene (ricordiamo che la registrazione è dal “vivo”) il lungo e difficilissimo duetto del secondo atto.

In Der Fliegende Hollandert registrato il 25 luglio 2013 è ancora la direzione quasi pittorica di Christian Thielemann a dare il tono. Dispone di un cast buono ma non eccelso ma tutta l’enfasi è sull’orchestra: dall’impetuosa tempesta iniziale all’apoteosi finale.

In Tannhäuser, notevole Torsten Kerl nel ruolo del protagonista e Marcus Eiche in quello di Wolfram von Eschembach, mentre non eccesionali la Elisabeth interpretata da Camilla Nylund e la Venus di Michelle Breedt. Buona l’orchestra diretta da Axel Kober.

In Lohengrin, infine, la direzione di Andris Nelsons accentua l’impianto di una grande opera romantica in cui primeggiano Klaus Florian Vogt nel ruolo del protagonista e Annette Dasch in quello di Elsa di Bramante.