Con una spilla con i colori della bandiera dell’Ucraina addosso, Lech Walesa al Festival dell’Economia di Trento va dritto al punto quando si tratta di parlare della guerra scatenata dalla Russia. Per quanto riguarda Mosca, «serve un cambio di regime». Lo storico leader di Solidarnosc auspica un «cambiamento nel sistema politico», perché fino a quando in Russia «sarà possibile un potere lungo e duraturo esisteranno sempre punti di continuità fra il passato, il presente e il futuro». Proprio questi punti di continuità rappresentano un «pericolo» per l’ordine internazionale. «Finché i russi non avranno leader eleggibili, magari per cinque anni, ma per non più di due volte, esisteranno troppi punti di continuità fra Stalin e Putin. Senza un cambiamento che parta dall’interno della Russia, difficilmente si troverà una soluzione alla sua aggressività».



Entrando nel merito del conflitto, l’ex presidente della Polonia, Premio Nobel per la pace nel 1983, lascia perdere la posizione istituzionale, arrivando ad usare espressioni durissime. «Vogliamo una volta per tutte mettere a posto la Russia. In Ucraina bisogna procedere occhio per occhio e dente per dente». Nessun dubbio per Walesa riguardo il sostegno all’Ucraina. «Se non fossimo entrati nella Nato e in Europa oggi la guerra sarebbe arrivata anche in Polonia».



“IN EUROPA MANCA COORDINAZIONE UNITARIA”

Nel corso del suo intervento, Lech Walesa si muove su più livelli. Da quello della Russia, con un appello ai giovani che non sanno se domani saranno obbligati a combattere e morire: «Cerchiamo di convincerli non con le armi e i carri armati ma con la persuasione. Serve opera di persuasione da parte di ogni Paese. Ogni giorno dico ai miei amici russi: domani toccherà a te, a tuo figlio, a tua figlia. Non siamo contro di loro, vogliamo aiutarli a vivere in un Paese normale». D’altro canto, non perde di vista l’importanza della compattezza in Europa. «Manca una coordinazione unitaria a capo dell’Europa unita. Da soli non ce la si fa e ci vuole qualcuno che ispiri e faccia da guida. È molto importante avere influenza come elettorato sulle forze politiche perché le tendenze nazional popolari stanno prendendo la mano un po’ dappertutto. Né Francia né Italia hanno possibilità di prendere e le redini nelle loro mani. Tutti in Europa prendano in mano il loro destino e costruiscano una forte leadership che la possa portare avanti», l’esortazione dell’ex leader del sindacato liberto sorto nel 1980 nella Polonia comunista. Quando gli viene chiesto il suo parere riguardo l’ipotesi cinese di un congelamento dello status quo con i territori annessi dalla Russia in Ucraina, che resterebbero nelle mani del Cremlino, replica: «Il mondo è sempre stato diviso e i più forti hanno sempre inglobato i più piccoli. Funzionava così fino alla fine del ventesimo secolo. All’inizio del ventunesimo secolo vediamo ancora in atto questa logica da parte di Russia e Cina: includere con forza Paesi più fragili. I Paesi evoluti invece esercitano la loro influenza attraverso organismi come la Nato, l’Ue e l’ONU». Quel che servirebbe è «abolire le contrapposizioni in Stati e realtà minuscole», ma affrontare insieme le complessità. «Bisogna definire cosa va dibattuto a livello sovranazionale e quali risorse serviranno. Ma per fare questo serve una leadership che oggi non vedo». Nella la critica di Walesa ai populismi: «In Polonia ci siamo sentiti troppo sicuri e abbiamo permesso che prendessero il potere demagoghi e populisti. Agli italiani e agli europei dico: partecipate alle elezioni e guardate bene prima di mettere una croce su un nome».



LA RIVALITÀ TRA COMUNISMO E CAPITALISMO

La sua riflessione politica non trascura l’eterna rivalità tra comunismo e capitalismo, ma Walesa prova ad andare oltre. «Il comunismo sulla carta è migliore, e per questo tanti giovani si fanno affascinare da questo ma devo stare attenti. Ho letto Marx e Lenin. Erano sapientissimi. Ma teorizzavano una società impossibile da realizzare. Il comunismo, semplicemente, non funziona. In ogni tentativo fatto ha fallito, quindi eliminate il comunismo», ha dichiarato l’ex presidente polacco al Festival dell’Economia di Trento. Il capitalismo è risultato vincente, ma ha le sue criticità: «Vince con dei trucchi, è stato descritto come una corsa di topi. Il nuovo capitalismo dovrebbe lasciare il mercato libero e correggere tutto il resto». La soluzione è alla portata di mano per Walesa se si allarga la visione: «Se capiamo che il nostro interesse è continentale o addirittura globale la nostra visione cambia». Sicuramente sarebbe utile più chiarezza da parte dei partiti politici: «Abbiamo partiti di sinistra che hanno programmi di destra e viceversa. Chi se la cava sempre sono i partiti di ispirazione cristiana ma dentro questi partiti non c’è neanche un cristiano», ha aggiunto con una battuta. Tornando alla guerra in Ucraina, ha rivendicato l’esperienza pacifista di Solidarnosc che combatté contro Urss e il Patto di Varsavia «senza nemmeno un carro armato», ribadendo poi la diffidenza verso una soluzione militare: «Non vedo una guerra contraddistinta dalla pace. In Ucraina vedo una brutalissima prova di forza che non darà nessuna soluzione: anche se l’Ucraina vincerà fra dieci anni succederà di nuovo. La Russia userà anni per riprendere forza come già ha fatto dopo il crollo del muro di Berlino. Arriverà un altro Stalin, un altro Putin. L’unica possibilità di pace e che con il nostro aiuto i cittadini russi cambino il loro sistema politico. E questo obiettivo non si raggiunge con i missili».

LA SVOLTA IN POLONIA CON GIOVANNI PAOLO II

Walesa si proietta nel futuro, con una consapevolezza: «Putin ha commesso un errore gravissimo mettendosi contro tutto il mondo evoluto. Non si tratta di battere militarmente la Russia ma fare opera di persuasione con ogni singolo russo spiegandogli che per il suo bene è necessario un cambio di sistema politico in Russia». Non poteva mancare un riferimento al contributo di Giovanni Paolo II alla caduta del comunismo: «È stato fondamentale. Il suo viaggio in Polonia ha liberato le anime. Dio è presente in tutti. In chi non crede, Dio è presente in maniera clandestina. Dio c’è sempre». Quindi, ha ricordato il viaggio apostolico in Polonia nel giugno del 1983: «Ogni cosa cambiò. Nella società e nei comportamenti individuali. Il viaggio fissò per noi la guida spirituale e politica del papa. Prima erano in poche decine di persone a seguirmi. Dopo quel viaggio, si unirono a noi di Solidarnosc in migliaia. Cambiò tutto», ha dichiarato Walesa. Anche la finanza cattolica privata italiana e la finanza vaticana dello Ior ha avuto un ruolo fondamentale nel finanziamento delle attività di Solidarnosc, ma lo storico leader del sindacato resta diplomatico: «Ci hanno aiutati in molti. Io non mi occupavo però di denaro. Ero controllato giorno e notte dai servizi interni polacchi e dallo spionaggio russo. Non ho mai toccato un soldo. Se ne occupavano altri della nostra organizzazione. Se lo avessi fatto, mi avrebbero arrestato immediatamente. Io ero la mente politica. Non avrei potuto permettermelo».