E’ iniziato lo scorso 14 marzo davanti alla prima sezione del Tribunale militare di Roma, il processo a carico di Walter Biot, ufficiale di Marina arrestato il 30 marzo dello scorso anno dai Ros con l’accusa di spionaggio. L’imputato, nel dettaglio, è accusato di aver passato documenti segreti a un funzionario russo in cambio di 5000 euro. Durante l’apertura del dibattimento, Biot era presente in aula insieme ad alcuni suoi familiari. Come rivela RaiNews, la prossima udienza è fissato per il 30 marzo. La procura Militare ha contestato all’imputato le accuse di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all’estero di notizie non segrete ne’ riservate. Alla luce di tali accuse, secondo il codice penale militare Walter Biot rischia l’ergastolo.
L’ufficiale di Marina è attualmente detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere e stando ancora alle accuse si sarebbe procurato notizie che notizie che sarebbero dovute restare segrete, nell’interesse della sicurezza dello Stato o del suo interesse politico interno o internazionale. Tali informazioni le avrebbe poi passate al funzionario russo Dmitry Ostroukhov. Nel dettaglio, avrebbe fotografato di nascosto i documenti in questione per poi passarli al funzionario di Mosca, in cambio del denaro concordato.
Processo Walter Biot: la tesi della difesa
Nell’ambito del processo a carico di Walter Biot, la presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero della Difesa hanno chiesto ed ottenuto di costituirsi come parti civili. Tra i testimoni indicati dal capitano di fregata, anche il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone e la direttrice del Dis Elisabetta Belloni.
Sul piano della difesa, è stato sollevato il conflitto di giurisdizione davanti alla Corte di Cassazione. Gli avvocati Roberto De Vita e Antonio Laudisa hanno infatti sostenuto: “In entrambi i procedimenti il fatto storico contestato all’imputato nella materialità è identico”. Sempre secondo la difesa, “vi è l’urgenza di risolvere tale conflitto da parte dell’organo di vertice della giurisdizione”. In seguito a tale difesa, il Tribunale militare di Roma ha disposto la trasmissione degli atti alla Cassazione che dovrà esprimersi fissando un’udienza per discutere del caso.