Secondo i giudici del Tribunale del Riesame di Roma, Walter Biot – il militare della Marina arrestato per spionaggio lo scorso 30 maggio – ha compiuto atti «lesivi in concreto degli interessi protetti delle norme indicato tra cui la sicurezza nazionale». Così viene riportato dalle motivazioni con cui è stato ribadito il carcere per l’ufficiale italiano beccato mentre cedeva documenti top secret ad un funzionario dell’ambasciata russa (poi espulso dal nostro Governo, ndr).



Per Biot i giudici del Riesame fanno riferimento a materiale ritrovato in suo possesso del Nulla Osta di Segreterzza (NOS) di tipo “elevato”, il più alto previsto: non solo, le notizie che procacciava per motivi di spionaggio rientravano tra le “Nato Secret” e le “Nato Confidential”, definite dal Tribunale come «riservatissime». Sul fronte indagini e conseguenze giudiziarie, i giudici hanno spiegato nelle motivazioni dell’arresto che la procura ordinaria e quella Militare possono «in tema di spionaggio, possono proseguire parallelamente gli accertamenti».



LE MOTIVAZIONI PER IL CARCERE A BIOT

Come spiega l’Agenzia ANSA, citando le carte del Tribunale, i due uffici giudiziari potrebbero dividersi sì la titolarità delle indagini: «quella militare sui documenti classificati Nato, quella di piazzale Clodio coordinata dal sostituto procuratore Gianfederica Dito, anche sugli altri atti segreti oggetto del procedimento». Scrivono ancora i giudici del Riesame nell’ordinanza di arresto di Walter Biot, «Nessun pregio ha la questione relativa all’inutilizzabilità delle riprese audio video effettuate nell’ufficio di Biot. Si osserva che anche ammesso e non concesso che le riprese fossero inutilizzabili, il dato incontrovertibile è che l’agente russo è stato trovato in possesso di una micro-Sd con materiale indicato e riferibile allo smartphone di Biot». L’ufficiale della Marina prima di essere arrestato (e detenuto ora presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere) aveva canali di contatto definiti dai giudici «molto sofisticati» con l’agente russo: data l’estrema gravità delle sue azioni e condotte, il pericolo di recidiva è altamente pregnante, «massimo livello il disvalore della condotta, che ha caratteristiche professionali, considerata la presenza di uno smartphone dedicato a questa attività illecita».

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