Attraverso le colonne del quotidiano romano “Il Messaggero” è tornato a parlare Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute e rappresentante italiano all’interno del Consiglio dell’Oms. Oggetto dell’intervista, ovviamente, la pandemia di Coronavirus e i rischi ad essa ancora connessi nel nostro Paese, raggruppati dall’esperto in un’unica, grande questione: l’inadeguatezza delle strutture ospedaliere d’Italia, che, a suo dire, non sarebbero pronte a reggere l’impatto di un’eventuale seconda ondata di Covid-19. “Sarà fondamentale – ha dichiarato – creare in tutti i pronto soccorso percorsi separati tra i pazienti che hanno i sintomi del virus rispetto a tutti gli altri. È essenziale scongiurare ogni tipo di contatto e commistione, si è visto a febbraio e marzo quali possono essere altrimenti le conseguenze. Il ministro Speranza, con grande sforzo, è riuscito a ottenere lo stanziamento di 200 milioni di euro soltanto per i lavori nelle unità d’emergenza, più un miliardo e mezzo di euro per il rafforzamento della medicina territoriale. Mi preoccupano però i tempi della burocrazia”.
WALTER RICCIARDI: “POCHI OSPEDALI ATTREZZATI”
Un timore fondato e giustificato dai fatti, quello di Walter Ricciardi: finora numerose strutture non sono nemmeno riuscite a far partire i bandi. Paradossalmente, alcuni ospedali privati sono riusciti a trasformare i pronto soccorso e aspettano di poter ricevere un contributo pubblico, mentre tanti ospedali pubblici, che pure avrebbero i soldi, non fanno partire i lavori. Ma quanti sono gli ospedali che sono riusciti ad adeguarsi? “Pochissimi, meno del 10 per cento – ha rivelato Ricciardi a “Il Messaggero” -. Qualcuno è riuscito ad attrezzarsi, per esempio in Emilia-Romagna, dove nuove strutture dovrebbero essere inaugurate a breve. Penso anche a grandi complessi privati come il policlinico Gemelli a Roma o l’Humanitas di Milano: si è riusciti in tempi record a creare percorsi di accoglienza separati per i pazienti Covid o con sintomi riconducibili al virus. Ma in tanti altri ospedali, soprattutto al Sud, non è così. Nessuno se lo augura, ma se ci sarà una seconda ondata sarà decisivo avere i pronto soccorso organizzati secondo tutti i protocolli”.