Ospite di “Che tempo che fa”, Walter Ricciardi, igienista e Consigliere tecnico del Ministero della Salute e di Roberto Speranza, ha analizzato l’andamento dell’epidemia in Italia, spiegando come bisognerebbe comportarsi ora che i contagi sono in discesa. La mascherina all’aperto non è più obbligatoria ormai da qualche giorno, ma questo non significa certo che siamo davanti a un tana libera tutti.
Come ha spiegato l’igienista, bisogna ancora tenere alta l’asticella dell’attenzione: “Se uno cammina da solo all’esterno si può togliere la mascherina, ma la deve sempre avere a portata e indossarla nel momento in cui non si è più in grado di garantire la distanza di sicurezza e quindi si crea anche all’esterno una situazione di pericolo. Invece nessuno mette in dubbio la necessità di metterla all’interno”. La situazione nel mondo non è affatto semplice, spiega il medico: “Gli USA nelle passate tre giornate hanno avuto più di 10.000 morti, a Hong Kong non sanno più come curare perché il 90% degli ospedali è pieno. Il virus circola ancora nel resto del mondo e in Italia in maniera importante. Stiamo certamente andando incontro al miglioramento, ma non dobbiamo abbandonare la cautela”.
Ricciardi: “Errori da non ripetere. E le cure…”
Ci sono errori da non ripetere assolutamente per non tornare nei momenti più drammatici della pandemia. Walter Ricciardi ha spiegato: “Dobbiamo essere molto attenti e non rifare per la terza volta consecutiva l’errore che abbiamo fatto nei due anni precedenti, ovvero considerare che tutto è finito, riaprire tutto e trovarsi sistematicamente con un rialzo dell’epidemia e un autunno e un inverno problematici. Dobbiamo abituarci a questa nuova normalità, purtroppo al mondo si è aggiunta questa nuova malattia temibile non paragonabile a un’influenza e dobbiamo gestirla. Uno dei perni di questa gestione, oltre alla vaccinazione, è il Green Pass, che ci consente di frequentare gli ambienti al chiuso in maniera sicura e che dà la certezza che chi è seduto vicino a noi non è infetto e non può contagiarci”.
Per quanto riguarda le cure, dopo due anni ormai si è di fronte ad una sorta di standardizzazione delle metodologie utilizzate. Il medico ha spiegato: “Bisogna distinguere tra i monoclonali che si fanno in ambiente ospedaliero, quindi sotto la supervisione di specialisti, e i farmaci antivirali che possono essere dati anche a casa sotto la supervisione di un medico di medicina generale. Si va verso la direzione della semplificazione della somministrazione anche in un ambito extraospedaliero”.