WALTER SABATINI E IL DOPING, I RACCONTI DELL’EPOCA
Walter Sabatini e il doping, un’esperienza che l’ex calciatore e per anni dirigente sportivo in Serie A ricorda attraverso un’intervista a La Stampa partendo da aneddoti personali: “Quando mi sentivo un po’ giù, andavo dal massaggiatore e gli dicevo: “Da fammi un Neocromaton”. Era una cosa normale. Non era doping, almeno non un doping prestazionale. Non ho mai visto un calciatore assumere dei prodotti per aumentare il rendimento. Si cercava, quello sì, di migliorare la condizione con prodotti che in quel momento erano legali, presi in grande quantità. Negli Anni Settanta oltre al Neocromaton ho frequentato il Micoren. Prodotti corroboranti. Per capirci, non parliamo di sostanze come l’Epo”.
Dino Baggio, altro noto calciatore dell’epoca, ha reso note le proprie preoccupazioni in merito, spalleggiato subito da Sabatini: “Condivido la preoccupazione, la condivido e rispetto. Le dosi eccessive possono aver portato a qualche problematica importante negli anni successivi. C’è stata una lunghissima moria di giocatori per cui i sospetti sono consistenti e anche giustificabili. Il calcio si porta dietro tutta una serie di magagne. Non mi va di pensare a Vialli come oggetto di indagine. Mi dispiace coinvolgere un ragazzo morto dieci giorni fa. E’ una storia obsoleta, a partire dalla morte di Beatrice”
WALTER SABATINI E IL DOPING, “MI FIDAVO DEI DOTTORI…”
Nel corso dell’intervista a La Stampa, sono emerse domande su Walter Sabatini e il doping. Molto interessanti le risposte dell’ex direttore sportivo della Roma che ha spiegato come funzionava questo meccanismo: “Passavano i medici, ti facevano punture e non sapevi quello che iniettavano. Mi facevano due iniezioni prima della partita ma senza mai fare una domanda. Mi fidavo dei dottori. Le preoccupazioni le capisco tutte, ma non ne ho mai avute. Spero di non farmi da uccello del malaugurio. Con qualche compagno antico a volte ci scappa una battuta, ma ormai è una storia vecchia”.
Walter Sabatini parla anche di attualità e di come adesso la situazione sia molto più leggera da questo punto di vista: “Gli integratori adesso sono più evoluti e controllati. Non credo che ci sia il doping nel calcio, anche se alcuni medici ricorrono a integratori. E’ sempre un problema di quantità, è quella che viene forzata”.
Riguardo il comportamento dei giovani si espone così: “Sono maturati e consapevoli. Per un’aspirina devi fare un’interrogazione parlamentare, per un intramuscolo serve un primario. Sono cambiati la cultura, il sistema di pensiero, la percezione. Altrimenti a che cosa servirebbero le morti?”. Chiosa finale su Renato Curi, suo compagno al Perugia, morto a 24 anni durante una partita tra i biancorossi e la Juventus il 30 ottobre del 1977: “Fu un infarto secco. Uno choc per tutto il calcio, però non c’entrava nulla con le pratiche del tempo. E infatti le abitudini non cambiarono”.