SITI: “LA LETTERATURA NON DEVE ABBELLIRE LA REALTÀ”

Secondo il Premio Strega Walter Siti nel fare letteratura non occorre “abbellire la realtà” o “smussarne gli angoli spigolosi”, non serve ed è anche malevolo “nascondere il male insito nell’uomo”.

Nel lungo dialogo tra lo scrittore e Maurizio Caverzan su “Panorama” (oggi anticipato su “La Verità”) viene affrontato il ruolo dell’intellettuale, spesso “bistrattato” o “banalizzato”, ma non solo: Siti rivendica l’approccio più “reale” possibile con la realtà, senza il velo delle ipocrisie e del panico inutile. Il tutto a partire dal suo ultimo saggio (“Contro l’impegno”) non propriamente piaciuto dalla platea “politicamente corretta”: «Ho scritto ciò che penso dei testi di alcuni autori e della piega che sta prendendo la letteratura quando si prefigge scopi etici. Non mi pare di essere stato sgradevole». La battaglia di Walter Siti contro l’ipocrisia anche nel linguaggio è non solo encomiabile ma quasi “solitaria” al giorno d’oggi: «se si pubblica un libro di un secolo fa, quando la parola “negro” era normale, bisogna lasciarla spiegando come veniva usata all’epoca». In questo l’Europa è per il momento “salva”, mentre negli Usa si toglie l’intero libro dagli scaffali se contiene le parole “tabù”: e accade così anche con canzoni, film, autori, spettacoli etc…



IL MALE E IL COVID

Il vuoto educativo sociale e culturale – di cui la scuola è in parte responsabile – secondo Walter Siti trova poi una letteratura che spesso vorrebbe “colmare” quello spazio: «Si evita di dire che nell’uomo esiste il male e che si mescola con la passione. Appena qualcuno fa trapelare una minima forma di violenza lo si rimuove. Invece anche il male e la violenza hanno una loro attrattiva, non a caso esiste il sadomasochismo. L’animalità dell’uomo comporta oppressione: è ineliminabile». Insomma, per provare a ridurre le conflittualità pensando sia educativamente meglio, si compiono storture di gravità e conseguenze incalcolabili: Siti va però ancora oltre e porta alle estreme conseguenze quell’impulso “buonista” dietro buona parte della letteratura e pure dell’informazione. Conclude lo scrittore Premio Strega 2012 su “Panorama” «l’informazione durante la pandemia è un argomento che ha riempito troppi minuti di palinsesto, trasformandosi in spettacolo»; non solo, chiosa Walter Siti, «si parla troppo a lungo dello stesso problema o viene enfatizzato il caso singolo perché fa più spettacolo della statistica».



Leggi anche

LETTURE/ Lauretano, inseguire il senso delle parole sotto le macerie di "questo Spentoevo"