Walter Siti ne ha per tutti. Lo scrittore, vincitore del premio Strega nel 2013, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Verità ed ha presentato il suo ultimo lavoro, “Contro l’impegno”, mettendo nel mirino critici e scrittori, rei di «irritarlo» riducendo «la letteratura a essere un galoppino per le loro idee, la annegano con certezze consolatorie sulla sua onnipotenza, mentre invece la letteratura cambia davvero le cose quando urta contro la propria impotenza alleandosi a fondamentali temi umani, trascurati e rimossi».



Walter Siti ha evidenziato di prendersela con il «neo-impegno», considerato una versione che bada in particolare al numero dei fruitori e al bene che può fare nell’immediato, privilegiando una forma semplificata e temi approvati come “buoni” dall’opinione di una sinistra democratica mainstream: «Ho l’ impressione che, anzi, sia proprio il neo-impegno a trovarsi in sintonia con la letteratura disimpegnata e di intrattenimento (guardi ai temi, e al relativo trattamento, delle fiction di Rai Uno). Nel libro ci sono parecchi accenni a un impegno capace di profondità e di autocritica: da Dante e Bertold Brecht fino a Emmanuel Carrère o Bret Easton Ellis».



WALTER SITI STRONCA SAVIANO, MURGIA E CAROFIGLIO

Nel corso della lunga intervista rilasciata a La Verità, Walter Siti si è soffermato su Roberto Saviano, Michela Murgia e Gianrico Carofiglio, tre scrittori molto diversi tra loro: «I primi due tendono a usare la letteratura come arma di lotta (più bellico il primo, più ironica la seconda), il terzo pensa piuttosto alla letteratura come a un’estensione delle buone pratiche argomentative». Sempre a proposito di Carofiglio, Walter Siti ha rimarcato che assegna alla letteratura il compito di “dire la verità” e alla storia di “coltivare l’empatia”: «Io ritengo invece la letteratura possa spingerci all’odio, degli altri e di noi stessi, e possa arrivare a farci dubitare di qualunque verità». E ancora: «Devono fare attenzione a non dare la priorità, nei loro romanzi, a troppi messaggi esortativi e pedagogici. Come ci insegna l’economia, la moneta cattiva finisce per scacciare quella buona».

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