La città di Milano oggi ha dedicato il suo omaggio al giornalista Walter Tobalgi, ucciso 40 anni fa, vittima delle Brigate Rosse. A ricordarlo è stato anche il primo cittadino del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala, che ha ricordato nel suo video quotidiano anche Tobagi: “Chi lo ha conosciuto lo ha sempre dipinto come un uomo gentile, capace di smussare gli angoli, ma anche determinato e coraggioso. Un mediatore, ma capace di grande decisione quando c’era da difendere la libertà. Ferruccio De Bortoli lo definì un combattente della normalità del dovere. Una normalità del dovere che poi ha sconfitto il terrorismo, sconfitto dallo Stato e più che mai quindi dai cittadini”. Il giornalista è stato anche un esempio dal quale è arrivata una lezione molto importante: “Ancora oggi violenti e odiatori, razzisti e negazionisti, cercano di modificare il senso delle cose, negare i nostri valori, interrompere un percorso virtuoso e democratico”, ha aggiunto Sala. “Tutti noi milanesi dobbiamo sentirci un po’ Walter Tobagi: non abbiamo le sue capacità, lui era un giornalista meraviglioso, ma dobbiamo sentirci nel nostro piccolo capaci di trarre insegnamento da questi modelli, essere capaci di spenderci per difendere i nostri valori. Gli italiani hanno sconfitto il terrorismo e saranno gli italiani a sconfiggere il virus e a difendere il nostro meraviglioso Paese. La memoria è fondamentale e Milano continuerà a coltivare la giusta memoria, grazie Walter”, ha chiosato il sindaco di Milano. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



ALG “UNA PANCHINA IN SUA MEMORIA”

A quaranta anni dalla morte del giornalista Walter Tobagi, anche FNSI lo ricorda sul proprio sito. Nel celebrare il triste anniversario, il sindacato dei giornalisti italiani lo descrive come “il giorno della memoria, del dolore, ma anche della tenacia, del voler tenere vivo il ricordo”. L’anniversario della morte di Tobagi, firma autorevole del Corriere della Sera, arriva in un momento senza dubbio delicato per il nostro Paese, alle prese con la grave crisi che tuttavia non ha spento il ricordo da parte di colleghi ed amici del giornalista. Sono state numerose le iniziative realizzate per la giornata odierna, al fine di commemorare nel migliore dei modi la memoria del giornalista assassinato il 28 maggio 1980. L’Associazione lombarda dei giornalisti lo ha ricordato con un video pubblicato su Facebook mentre sindacato ha anche organizzato una cerimonia, semplice e intima, in programma per questo pomeriggio, per deporre una corona di fiori nel luogo dove una targa ricorda l’assassinio.



Il presidente dell’Alg, Paolo Perucchini, ha commentato: “Abbiamo proposto di installare una panchina alla memoria di Walter Tobagi nel Parco Solari, che si trova nei pressi della sua abitazione. La domanda è stata inviata al sindaco e siamo certi che darà parere favorevole. Vorremmo che quella panchina diventasse non solo un simbolo della memoria di un giornalista ucciso dai terroristi bensì un luogo vivo nel quale raccontare ai giovani, con eventi dedicati, cosa ha significato per Walter essere giornalista e cosa significa per tutti noi che ci crediamo”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



MATTARELLA “UCCISO PERCHÈ RAPPRESENTAVA CIÒ CHE I BRIGATISTI NEGAVANO”

Sono passati esattamente 40 anni dalla morte del giornalista del Corriere della Sera, Walter Tobagi, ammazzato a Milano dai brigatisti il 28 maggio 1980, anni in cui gli attentati politici erano quasi all’ordine del giorno. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo ha ricordato attraverso una lettera scritta di proprio pugno, pubblicata sulle pagine del quotidiano di via Solferno: “Walter Tobagi fu ucciso barbaramente perché rappresentava ciò che i brigatisti negavano e volevano cancellare. Era un giornalista libero che indagava la realtà oltre gli stereotipi e pregiudizi, e i terroristi non tolleravano narrazioni diverse da quelle del loro schematismo ideologico”. E ancora: “Era un democratico, un riformatore, e questo risultava insopportabile al fanatismo estremista”. Tobagi morì giovanissimo, ma a 33 anni “Aveva già dimostrato straordinarie capacità – ricorda ancora il capo dello stato – era leader sindacale dei giornalisti lombardi, aveva al suo attivo studi, saggi storici, indagini di carattere sociale e culturale”. Mattarella si rivolge poi alla famiglia Tobagi, esprimendo i suoi sentimenti di vicinanza e ricordando come il loro caro caduto sia “più di un simbolo: è esempio di un giornalismo libero, che non si piega davanti alla minaccia, che non rinuncia allo spirito critico nel raccontare la realtà, che vive nel pluralismo”. Un giorno di memoria importante non soltanto per il Corriere della Sera ma “per tutta la stampa italiana”. Quindi il presidente della Repubblica conclude: “Il desiderio di scavare nella realtà per portare alla luce elementi nascosti, oltre a essere buon giornalismo, aiuta anche a trovare semi di speranza. Di questo abbiamo bisogno”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

WALTER TOBAGI, A 40 ANNI DALLA MORTE IL 28 MAGGIO È UNA DATA INCANCELLABILE

Il dolore per la perdita di Walter Tobagi non si è ancora spento e non avverrà mai. A distanza di 40 anni dalla sua morte, il 28 maggio rimane ancora una data da ricordare e per onorare il giornalista scomparso. Ucciso e strappato non solo alla famiglia, ma anche a quella professione che amava. “Abbiamo proposto di installare una panchina alla memoria di Walter Tobagi nel Parco Solari“, dice il presidente Paolo Perlucchini dell’Alg, “che si trova nei pressi della sua abitazione. La domanda è stata inviata al sindaco e siamo certi che darà parere favorevole. Vorremmo che quella panchina diventasse non solo un simbolo della memoria di un giornalista ucciso dai terroristi bensì un luogo vivo nel quale raccontare ai giovani, con eventi dedicati, cosa ha significato per Walter essere giornalista e cosa significa per tutti noi che ci crediamo“. Non mancano altre iniziative, come quella di Spoleto e degli studenti che proprio in occasione dell’anniversario della morte di Tobagi, si riuniranno per un incontro virtuale. Il tutto in sostituzione della cerimonia finale del corso propedeutico di giornalismo intitolato proprio al giornalista ucciso.

Walter Tobagi, ucciso da cinque colpi di pistola

Walter Tobagi muore il 28 maggio dell’80 alle 11 di mattina, quando un gruppo di terroristi della Brigata 28 marzo lo uccide con cinque colpi di pistola. In quel momento, il giornalista si trova davanti alla sua casa di Milano. Il motivo del folle gesto è semplice: da anni Tobagi si occupava di terrorismo e cronaca sindacale ed era finito nel mirino dell’estrema sinistra. All’epoca definito come il partito della morte dal giornalista Venanzio Postiglione in merito all’agguato ad Emilio Alessandrini. Lo stesso che Tobagi ricorderà in un articolo, non sapendo che presto avrebbe fatto parte anche lui dello stesso destino. “Non è un caso che le azioni dei brigatisti siano rivolte non tanto agli uomini di destra ma ai progressisti“, scrive in quel periodo, riporta Il Corsera, “Il loro obiettivo è intuibilissimo: arrivare allo scontro nel più breve tempo possibile, togliendo di mezzo quel cuscinetto riformista che, in qualche misura, garantisce la sopravvivenza di questo tipo di società». Il ragionamento di Alessandrini ricade su sé stesso. E su Tobagi che lo fa suo. I riformisti come nemico da abbattere”. Il figlio Luca Tobagi invece mette l’accento sul clima di terrore che si respirava negli anni settanta, dove ogni giorno c’erano episodi di violenza. “Anche un bambino, com’ero io all’epoca, poteva capirlo. Sinceramente non avrei pensato di ritornare a percepire un disagio simile a quello del nostro Paese, ma forse non dovrei essere sorpreso, data la quantità di nostalgici di quel periodo e del suo clima di ‘partecipazione”.