Walter Veltroni è stato ospite di Domenica In, sul finale di puntata di oggi 27 marzo. Veltroni ha scritto un romanzo ambientato nel ’43, nei giorni della caduta di Mussolini. Un libro così attuale: “Quando l’ho scritto, è un libro che ho nel cuore da anni perché in pochi momenti dal 19 al 25 luglio cambia tutto nella storia dell’Italia e degli italiani ma non pensavo che poi quanto scritto lo avrei visto nelle immagini dall’Ucraina”, ha commentato nel parlare del libro “La scelta”. Immancabile un filmato proprio dei giorni a San Lorenzo e che hanno portato alla stesura del libro.



Parlando di scelte, ha commentato: “Pensa ai soldati italiani partiti per la Russia o a quanti si sono separati tra fascisti e antifascisti. La scelta è come la lama di un coltello: taglia la vita delle persone e delle famiglie”, ha aggiunto Veltroni. Oggi la guerra in Ucraina “ci fa più impressione perché alle porte di casa nostra”, ma molte altre volte nel corso della storia si è vissuta la medesima scelta.



Walter Veltroni e la sua visione di libertà

In merito alla visione di Papa Francesco, Walter Veltroni ospite oggi di Mara Venier ha sottolineato come “lui sacrilega la guerra. Oggi ciò che è veramente in gioco è la libertà”, ha aggiunto. Per questo nella resistenza degli ucraini “c’è in gioco il futuro degli ucraini e la nostra libertà”. Veltroni anche per il fascista ha sempre avuto un grande rispetto. Non ne parla mai in maniera critica: “C’è pietà”, spiega, “durante la guerra che è la condizione umana più bastarda… ora ho pietà per quei ragazzi russi che stanno combattendo”.



Parlando di Ettore Scola, citato nel suo libro, Veltroni lo ha definito “il mio secondo padre”. Parlando della sua vita e delle scelte fatte, ha commentato: “Ho scelto di smettere di avere ruoli e responsabilità. L’ho detto e l’ho fatto, ma non ho smesso di avere passione politica e civile. Non mi sono mai pentito”. Parlando della sua vita e di suo padre ha spiegato: “La vita è stata generosissima con me ed ho cercato di ricambiare con le stesse forze. Ci vuole tanta fatica e di non considerarla l’unica cosa della vita questa dimensione. In questa azienda mio padre ha iniziato i suoi primi passi. Io non l’ho conosciuto mai perché è morto a 37 anni. L’ho cercato dopo che sono diventato padre. Volevo capire come era lui. Cercavo di capire il suo carattere. Io non ho neanche una foto con lui”. Grazie a sua madre non ha mai sentito un vuoto ma subito dopo essere diventato genitore ha capito che avrebbe dovuto crearsi un ruolo.