Ricco parterre di ospiti anche questo weekend per il doppio appuntamento con “Verissimo”, l’oramai consueto rotocalco rosa condotto da Silvia Toffanin: e nel salotto tv di Canale 5 nella puntata di oggi, sabato 12 marzo, ci sarà spazio non solo per i protagonisti dello showbiz nostrano ma pure dello sport e in particolare per un personaggio che, nel corso della sua fortunata carriera ma anche nelle uscite pubbliche, ha saputo incarnare al meglio la figura moderna dello sportivo a proprio agio anche davanti alle telecamere. Uno showman nel campo di calcio ma pure in televisione: stiamo parlando ovviamente di Walter Zenga.
E in attesa di capire cosa racconterà alla padrona di casa il 61enne ex portiere e allenatore di calcio anche sulla propria (movimentata) vita sentimentale, possiamo ripercorrere la carriera di uno dei migliori estremi difensori a cavallo tra gli Anni Ottanta e Novanta, ritenuto unanimemente il migliore al mondo per un certo periodo. Nato a Milano nel 1960, Zenga (figlio d’arte) comincia nelle giovanili dell’Inter, il club a cui legherà non solo la maggior parte della sua carriera ma pure anche il cuore: dopo aver girovagato nel suo percorso di formazione tra Salernitana, Savona e Sambenedettese, quello che diventerà celebre come l’Uomo Ragno torna alla casa madre interista nel 1982 per rimanerci 12 anni, fino al 1994.
WALTER ZENGA, LA CARRIERA: DA “MIGLIOR PORTIERE AL MONDO” AD ALLENATORE GIRAMONDO E…
Con l’Inter, Walter Zenga si afferma come portiere tecnicamente dotato, esplosivo, guascone e anche un po’ “loco”, entrando nell’immaginario collettivo degli aficionado della Beneamata e conquistando a buon diritto i gradi di titolare della Nazionale italiana a scapito di Tacconi e altri califfi del ruolo: tuttavia la carriera in azzurro non gli riserverà successi e l’epitome è il Mondiale casalingo del 1990 durante il quale Zenga al contempo stabilisce il record di imbattibilità ma non è impeccabile nella semifinale (incautamente organizzata a Napoli…) contro l’Argentina nel gol segnato da Caniggia. Sarà solo terzo posto, mentre nel 1994 è l’ostracismo di Sacchi a negargli la kermesse iridata americana; si rifà nell’Inter con lo storico “scudetto dei record 1988-89”, una Supercoppa Italiana e ben due Coppe UEFA. Dopo aver vinto una di queste due, lascia l’amata Inter perché sostituito da Pagliuca e conclude la carriera tra Sampdoria, Padova e nei New England Revolution (USA) nel 1998.
Fedele al suo animo ribelle e giramondo, Zenga intraprende una carriera da allenatore che lo vede ingiustamente poco apprezzato in Italia (a scapito di colleghi meno bravi di lui ma che godono di miglior stampa) e vincitore di titoli all’estero: 18 finora le squadre allenate con campionati vinti a latitudini in cui pochi si avventurerebbero (come ad esempio Romania e Serbia), senza dimenticare delle puntate meno fortunate ma lautamente retribuite negli Emirati Arabi e anche in Premier col Wolverhampton. Fermo dal 2020 dopo la fine prematura dell’esperienza a Cagliari, l’Uomo Ragno si è fatto apprezzare come commentatore televisivo e come… youtuber dato che col suo canale ottiene ottimi riscontri grazie ai video con cui commenta dal punto di vista tattico le gare della sua Inter che, dal canto suo, l’ha inserito nel 2018 come primo portiere nella propria Hall of Fame.