Una canzone non è solo “due note e un ritornello” (citando Paolo Conte…), ma anche persone, fatti, ricordi, avvenimenti casuali, incontri imprevisti.
Una canzone non è mai “solo” un evento artistico o un oggetto da consumare, ma anche un pezzo di storia da raccontare.
Questa rubrica prova a mettere insieme quei cocci del destino che han portato alla nascita, al successo o all’oblio una melodia. Senza enfasi, ma – spesso – con quella stessa commozione partecipata che si avverte quando si leggono certi libri di storia.



Dietro a una canzone a volte c’è una storia. Dietro le grandi canzoni c’è sempre un storia. Dietro Hey Jude c’è una vicenda umana che vale la pena di raccontare.
Julian Lennon nel 1968 ha cinque anni. I suoi genitori John e Cynthia sono nel bel mezzo della crisi che li porterà alla separazione. Quell’anno, in primavera, John Lennon torna dall’India e, mentre la moglie Cynthia è in Grecia, si porta a casa Yoko Ono, giapponese di conclamate quanto dubbie qualità artistiche.
Quando Cynthia torna scopre a casa propria che John e Yoko sono una coppia ormai affiatatissima in tutto e per tutto. È la fine di un matrimonio iniziato nel 1962 e proseguito in mezzo ai dubbi nell’enorme villa di Weybridge, Londra, deposito di droghe e infelicità familiari.
Nell’estate del 1968 Paul McCartney, dopo una visita alla sempre più depressa Cynthia e al piccolo Lennon, inizia a scrivere al pianoforte queste prime parole «Jules, don’t make it bad, take a sad song and make it better», ma la metrica gli suggerisce di cambiare Jules in Jude, che suona quasi come un vezzeggiativo. La canzone è un invito: “non portare il mondo sopra le tue spalle” piccolo Jude-Julian, non lasciarti andare.
Hey Jude, presentata da Paul agli altri nel mese di giugno, viene registrata tra il 29 luglio e il 3 agosto del 1968 in parte agli studi Trident della Emi, in parte agli studi di Abbey Road.
Il singolo, allora si chiamavano 45giri, esce in Inghilterra e si piazza subito al primo posto, nonostante l’inusitata lunghezza: è infatti il primo “singolo” della storia a superare i sette minuti di lunghezza. Ma ancor più importante è quel che accade negli Usa: il 28 settembre del 1968 Hey Jude si installa al numero uno delle hit parade americane e resterà in quella posizione per nove settimane consecutive (fino al 23 novembre).
Il successo iniziato in quella tarda estate proseguirà imperterrito e lo porterà a vendere ad oggi quasi otto milioni di copie, diventando il singolo più venduto dei quattro musicisti di Liverpool e uno dei più venduti della storia della musica pop, superato solo da Candle in the wind, riproposto dal furbettissimo sir Elton John in occasione della scomparsa di Lady Diana. Una canzone semplice e bellissima, come gran parte della produzione dei Beatles, una ballata acustica che si trasforma nel finale in un soul-rock corale e coinvolgente.
Di sicuro del successo del singolo non ha goduto emozionalmente la famiglia Lennon, che si disfa anche ufficialmente nel novembre ’68 quando un tribunale londinese emette il primo verdetto sulla causa di divorzio tra John e Cynthia, causa gravidanza di Yoko Ono.
È uno dei momenti chiave della fine dei Beatles: dietro quel divorzio covava la nuova strada di John Lennon, insofferente a tutto ciò che lontanamente rappresenta i suoi anni di successo planetario. Paul McCartney non vedeva ancora che questa insofferenza avrebbe travolto anche lui e l’intera band… Nei mesi successivi a Hey Jude, all’inizio del ’69, Cynthia Lennon si sarebbe legata a un giovane italiano, rampollo di una famiglia di ricchissimi albergatori, Roberto Bassanini, conosciuto in una precedente vacanza italiana. Bassanini viveva tra l’Italia e la swinging London degli anni Sessanta: i due si sposano nel 1970 e Julian cresce per tre anni con questo “nuovo padre italiano”. Il matrimonio termina del 1973, con Cynthia e Roberto che vanno ognuno per le sue strade. Cynthia si è risposata altre due volte: attualmente è moglie di un gestore di discoteche sulle Baleari. Julian – il rampollo più ricco del mondo del rock – vive a New York: ha avuto qualche successo all’inizio di una tentennante carriera musicale, poi (quasi) più nulla, salvo tante attività ecologiste-ambientaliste.
John si è spento per i colpi di pistola di Mark David Chapman di fronte alla sua abitazione newyorkese, l’8 dicembre dell’80. E Roberto Bassanini, il padre italiano di Julian? L’ho intervistato qualche anno fa per il Sette del Corriere della Sera: non era in ottima salute, infatti è scomparso qualche tempo dopo l’intervista.
Mi aveva detto che Julian era un ragazzo bellissimo, ma triste e appartato. Tra le altre cose aveva confessato «credo che Julian non sia mai riuscito a rendere felice la sua sad song». Proprio lui, Julian, il ragazzo a cui è stata dedicata una delle più belle e famose canzoni della storia…

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