La prima volta che ho sentito Nonostante i lampioni era appena trascorso il Natale. È la traccia sei del primo cd (ufficiale) di Deian Martinelli, piemontese di Moncalieri e della sua band, l’Orsoglabro. Il disco è tutto una sorpresa a partire dall’uso della lingua, per finire sulle parole dette («lei non sa chi sono io/ e forse non lo so neanch’io») e sulle ispirazioni musicali, che vanno da Jannacci a Lennon, da Zappa a Waits, dagli Eels a Beck.

È tutto un lavoro magnifico, insolito per convinzione e vera personalità, il migliore di un esordiente italiano da lunghi anni a oggi, con una canzone, Nonostante i lampioni (appunto) che si prende il banco, per dirla con il gergo (così modaiolo oggi) dei pokeristi. È un brano di oltre sette minuti con trombe cool, chitarre distorte e sature nel sottofondo, campionature esperte che suggeriscono una produzione ad opera di qualcuno avvezzo al dub.

Nulla di casuale, anzi: tutto molto professionale in questo bell’abito. Una confezione intrigante, che gioca tra i chiaroscuri suggerendo vie solitarie, passi sull’asfalto, odore di benzina, chiasso metropolitano.
E la voce trascinata di Deian, in questa mappa musicale raffinata racconta di uno sguardo che si perde verso il cielo notturno: «Parola nuova non c’è/ Una frase nuova non c’è/ Per dire ancora una volta che/ La luna è così bella/ Nonostante sti cazzo di lampioni…».

Quando l’ho sentita per la prima volta ci son rimasto di sasso: “nonostante le brutture” e “le porcherie”, nonostante sia solo “un asteroide butterato”, la luna è “veramente una bellezza”.
Efficace come pochi altri in questo suo cantilenare che diventa a tratti un urlo cattivo e sgraziato (“Nonostante i progetti edilizi!”), il giovane Deian riesce nell’opera rara di sbatterci in faccia la bellezza, di costringerci con una canzone a guardare veramente, senza distrazione a causa di lampioni o di condomini e ciminiere. Una vera emozione.

 

Ho provato a proporre questa canzone alcuni giorni fa in uno spettacolo rock messo in piedi dagli studenti di Fidenza: con che silenzio tutti hanno ascoltato lo sviluppo, semplicissimo e banale, di questo incredibile testo minimale. Son trascorsi alcuni giorni da quella prima volta e devo confessare che mi sottopongo all’ascolto di Nonostante i lampioni almeno una volta al giorno, a volte anche due, quando devo farla ascoltare a qualche amico. Mi suggerisce l’idea della bellezza (una cosa che mi ha sempre toccato da vicino).

L’altra sera cenavo con mia figlia, iscritta all’Accademia di belle arti a Venezia. Mi diceva: «Sai, quando vado a prendere il vaporetto per andare a lezione a S. Servolo passo davanti alla basilica di San Marco. Lo faccio anche se devo allungare la strada di qualche decina di metri. Lo faccio per la bellezza, per guardare la facciata, per uno sguardo». In fin dei conti l’aveva detto il principe Miskin: «Solo la bellezza salverà il mondo…».