Forse è il più famoso gospel di tutti i tempi. Di sicuro è il più inciso, se è vero che ne esistono quasi seimila differenti incisioni. Amazing grace: grazia stupefacente, accecante, grazia meravigliosa:
Grazia stupefacente! Come è dolce il suono
Che ha salvato un farabutto come me
Una volta ero perso, ma ora sono stato ritrovato
Ero cieco, e ora vedo
Echi biblici, di figliol prodigo, aleggiano sulla storia di queste parole e su quella melodia che un po’ tutti conosciamo: c’è San Paolo che cade da cavallo, ci siamo noi, tutti noi, che ci ritroviamo in quella luce di Grazia che ci tocca, che ci sfiora soltanto e tutto rinnova.
Forse il più famoso gospel di tutti i tempi, di sicuro la sua vicenda, la sua storia è eccezionale e affonda le radici nel ‘700, quando mister John Newton iniziò a muovere i suoi primi passi in un sobborgo di Londra. Figlio di un ufficiale marittimo, John rimase orfano di madre a sei anni e si imbarcò come mozzo alla tenera età di undici anni.
Rissoso, indisciplinato, violento, il giovane Newton si arruola nella Marina reale, ma presto diserta; acciuffato viene imbarcato a forza su una nave diretta in Sierra Leone per il commercio di schiavi. Nell’ambientino dei negrieri che fa la spola tra le coste africane e quelle americane, la nomea di John Newton si espande a macchia d’olio: è il più volgare, violento e pericoloso marinaio del circondario, più volte incatenato dai suoi stessi compagni di mare e ridotto spesso allo stesso stato degli schiavi neri.
Nel marzo del 1748 mentre la nave su cui Newton era imbarcato, la Greyhound, stava navigando nel Nord Atlantico, si trovò in mezzo a una bufera di dimensioni ciclopiche. Il blasfemo John rivolgendosi al capitano, ebbe a dargli un consiglio di navigazione, dicendo anche: “…e se anche questo non funziona, allora possa Dio aver pietà di noi”.
Nelle settimane successive, mentre la Greyhound attraccava mezza distrutta in Irlanda e l’equipaggio cercava di riprendersi dallo scampato naufragio, Newton meditava sulle sue stesse “sconsiderate” parole, “possa Dio aver pietà di noi”, leggendo brani di un libro del 15°secolo, L’imitazione di Cristo.
In quei giorni John decise di chiedere la mano della sua amata di un tempo, Mary “Polly” Catlett, la ragazza per cui aveva disertato dalla Royal Navy. Lo scampato pericolo non fece di Newton un santo: infatti continuava i suoi viaggi tra l’Africa e l’America, sempre portando schiavi, forse però con un comportamento meno estremo, violento e blasfemo di un tempo.
Nel 1750 John e Polly si sposano e cinque anni dopo lui lascia la navigazione per stabilirsi a Liverpool e si avvicina alla chiesa anglicana immergendosi così intensamente nella vita della comunità che su consiglio di un amico e con la protezione del vescovo di Lincoln, diviene curato di Olney, villaggio a cento chilometri a nord di Londra. L’intensità della sua predicazione e il calore del suo esempio riuscirono a smuovere fedeli in tutta la campagna, gente che veniva ad affollare la sua chiesa sia per incontrarlo, che per sentire i suoi sermoni e per cantare le sue canzoni, visto che Newton era sensibilissimo al potere comunicativo degli inni sacri.
Nel periodo di Olney, Newton scrisse (con l’amico poeta William Cowper) oltre trecento inni. Uno di questi fu proprio Amazing Grace, composto alla fine del 1772 come inno da recitare durante le funzioni, inno senza alcuna musica:
Grazia stupefacente! Che dolce suono
Lei ha salvato un farabutto come me
Una volta ero perso, ma ora sono stato ritrovato
Ero cieco, e ora vedo
La fama degli inni di Newton si espande in Inghilterra e varca l’Oceano e Amazing Grace viene pubblicata in una raccolta statunitense nel 1780, proprio all’inizio di quella che sarà chiamato Second great awakening (“il secondo grande risveglio”), un periodo di ritrovata religiosità che sboccia tra il Kentucky e il Tennesse. In questi decenni Amazing Grace viene cantata in tutte le chiese e in tutte le piantagioni, ma se ne conoscono più di trenta diverse armonizzazioni.
È il 1835 l’anno in cui nasce la versione più nota, per merito di William Walker, compositore del South Carolina, che nel suo compendio Southern armony, presentò Amazing Grace sulle note di una canzone pre-esistente, New Britain. Nell’arco di pochi anni questa versione diventa universale, ritrovandosi ad essere la canzone di sepoltura dei soldati durante la tremenda guerra di secessione, sia sul fronte confederato che unionista.
È stata la grazia ad insegnare
al mio cuore il timor di Dio
Ed è la grazia che mi solleva dalla paura
La storia di Amazing Grace continua anche nei decenni successivi, fino al 1947, anno in cui Mahalia Jackson, la più importante cantante gospel di ogni tempo, la incide come ’45 giri: da qui la circolazione dell’inno non troverà più tregua. Negli anni Sessanta anche questo gospel entrò di diritto nelle canzoni anti-militariste e pro-diritti civili della gioventù americana, attraverso le voci di Joan Baez, Arlo Guthrie, Aretha Franklin.
Una grande cantante folk di quegli anni, Judy Collins (colei per cui Stephen Stills scrisse: Suite: Judy blue eyes), ebbe a dire: “Non so cosa altro fare per la guerra nel Vietnam. Ho marciato, ho votato, sono stata in galera per manifestazioni politiche e ho sostenuto i candidati che condividevano il ritiro delle truppe. Non c’è altro da fare, penso, se non cantare Amazing Grace”.
Io la ricordo, tra le versioni degli ultimi tempi, in una fantastica interpretazione di Cissy Houston, mamma di Withney e corsita di un certo Elvis Presley, in un disco emozionante di puro gospel come Face to face.
La terra presto si dissolverà come neve,
Il sole smetterà di risplendere
Ma Dio, che mi ha chiamato qui,
Sarà per sempre mio
Uno degli immortali della musica made in Usa, Johnny Cash, ha detto: “Per i tre minuti in cui ognuno ascolta questa canzone, ognuno è libero: è capace di liberare lo spirito e liberare la persona”.
È difficile trovare una canzone che parla di Grazia alle cui origini c’è proprio una storia di Grazia, quella di John Newton, negriero e blasfemo, marinaio evitato dai suoi stessi compagni di scorrerie…