È lui il nome insolito che guida le classifiche americane in questo momento: Lionel Richie. Il suo Tuskegee, raccolta di riedizioni di un bel gruppo di suoi successi, da Say You Say Me alla celeberrima Easy (una delle canzoni più vendute della storia), reinterpretate con musicisti di varia estrazione, da Willie Nelson a Kenny Rogers, sta sorprendentemente dominando le hit parade negli Usa.
Il nome dell’album – che ha già superato di 3 milioni di copie vendute – viene dalla sua cittadina natale, in Alabama e identifica un disco “perfetto” e impeccabile, per artista che viaggia già sopra i 100milioni nella sua discografia completa.
Cifre che parlano di una sorpresa fino ad un certo punto, dunque, ma anche un tributo inevitabile per uno che alla musica ha dato davvero parecchio.

Quando Richie entra nella mitica squadra Motown è poco più di un ragazzino. Entra nel gotha del soul come cantante del Commodores (formazione  nata proprio a Tuskegee) e si trova ad avere a che fare con Marvin Gaye, Stevie Wonder, Diana Ross, Gladys Night. La soul music non è più quella di Otis Redding e James Brown: è molto più levigata, meno rurale, ammicca di più.
Però in un modo o nell’altro cerca ancora di… rappresentare il mondo. Manca poco, anzi, pochissimo e diventerà un sound di divertimento e intrattenimento. Lionel è uno di quelli che si prendono la briga di tenere alta la qualità tecnico-sonora delle produzioni, gettandosi però a capofitto nel puro divertissment e All night long è il suo capolavoro, sia musicale che di visione della vita:

Allora, amici miei, il tempo è venuto
Di fare il diavolo a quatto e di divertirci
Gettare il lavoro
E lasciar suonare la musica

Cantano tutti, ballano tutti
Perditi in una storia selvaggia
Stiamo andato al party
Vieni e canta con noi
Tutta la notte
Tutta la notte

E che c’è di male nel cantare, suonare, ballare, amare, divertirsi per tutta la notte? Assolutamente niente, ci mancherebbe. Senonché…. siamo lontano anni luci dal Change has gonna come di Sam Cooke, da Dock of the Bay di Otis Redding o del What’s going on di Marvin Gaye: il sentimento della società che cambia, la percezione di trasformazioni che arrivano o che devono arrivare finiscono in soffitta, perché è meglio affrontare la notte dimenticando i problemi…

Tutta la notte
Yeah, una volta che inizi
Non puoi più sederti
Vieni unisciti al divertimento,

È un carosello
Tutti ballano
Dimenticando i propri problemi
Vieni unisciti alla nostra festa,
Guarda come giochiamo! 

La versione di All night Long di questo nuovo album di Lionel è bizzarra e caleidoscopica. Insieme a lui c’è Jimmy Buffett, anche lui originario dell’Alabama, il bianco signore della musica dei Caraibi (sentire per credere: Barometer Soup e Banana Wind), e infatti gli arrangiamenti risentono di questa nuova paternità. 

Canzone bellissima, spensierata e in fin dei conti ingenua fino a soffrire, All Night Long è il perfetto film delle strade che negli anni la soul music e il rhythtm’n’blues hanno battuto, prendendo le sembianze del pop, della black music, della dance; da qui verranno Michael Jackson e Puff Daddy, Whitney Houston e Beyonce.

Eppure rimarrà una differenza tra Richie e i suoi discendenti: tra i pochi musicisti neri ad aver avuto un’educazione musicale (la sua famiglia è tutta composta da gente con forti studi di Conservatorio), Lionel ha carte sconosciute alla maggioranza dei musicisti black e le gioca da par suo per realizzare prodotti sempre perfetti, stilisticamente impeccabili, costruiti finanche sul filo del buonismo leggero. 

Non per niente sull’esperienza musicale di Lionel crescerà uno dei più grandi hit della musica pop, quel We are the world (firmata proprio da Richie con Michael Jackson) che realizzata per raccogliere fondi per le popolazioni dell’Etiopia, mieterà milioni di dollari grazie alle partecipazioni gratuite del gotha musicale mondiale (Bob Dylan compreso). 

Oggi Tuskegee domina le classifiche Usa insieme a Carrie Underwood, Adele e Norah Jones. In fin dei conti sono tutti musicisti “per adulti”: i giovanissimi non comprano e non ascoltano questi nomi. Lionel, tra gli altri giovinetti, fa la figura del grande nome che non tramonta mai. 
E in effetti chi potrebbe dire il contrario?