In occasione della sua ospitata a “Belve”, trasmissione di Rai Due condotta da Francesca Fagnani, Wanna Marchi si è soffermata sugli esordi della sua carriera. Forse non tutti sanno che, in principio, la donna ha fatto qualsiasi mestiere: la sarta, l’estetista, persino la truccatrice di… morti. Una professione nella quale Wanna Marchi si è imbattuta casualmente, come ha lei stesso rivelato: “Ero già estetista in quel periodo e andai a trovare per l’ultima volta un mio carissimo amico, che era deceduto molto giovane. Quindi, alla camera mortuaria, lo vidi disteso su questa bara con questo signore che lo truccava. E pensai: ‘Ma perché? Ma i morti si truccano?'”.



Dialogando con l’uomo lì presente, Wanna Marchi capì che si trattava di un vero lavoro, che garantiva uno stipendio, e decise di “osare”: “Avevo due figli da mantenere, così gli lasciai il mio numero di telefono e dopo poco tempo mi chiamò dicendomi che aveva più di venti morti da farmi truccare. Mi sono fiondata, ma è stata molto dura, perché il contatto con la persona defunta è difficile, è come toccare il marmo. Lui mi disse: ‘Ascolta, bambina, vuoi guadagnare qualche soldo? Prendi il tuo pennello, fai finta di dipingere una pietra e vai'”.



WANNA MARCHI: “LE PRIME DUE TELEVENDITE NON ANDARONO BENE…”

Nel prosieguo del suo intervento a “Belve”, Wanna Marchi ha ripercorso anche le tappe successive della sua carriera: erano gli anni Settanta quando entrò nel giro delle televisioni private e delle televendite. All’inizio non fu semplice, in quanto le prime due furono disastrose. Poi, negli anni Ottanta, raggiunta la fama, la donna dichiarò la sua personale “guerra al lardo” e si mise a vendere alghe bretoni dimagranti, scegliendo la strategia dell’insulto nei confronti delle donne in sovrappeso.

Ma perché quello che oggi sarebbe etichettato come ‘body shaming‘ un tempo funzionava? “Perché delle volte mi chiedo come mai aziende importantissime prendano donne meravigliose per reclamizzare un prodotto. Che senso ha? Una casalinga, poverina, dice: ‘Io potrò mai diventare così?’. Poteva anche essere una strategia forte, la mia, però funzionava. Con il mio ‘sciogli-pancia’ guadagnammo tanto: ogni giorno ne vendevamo per 300 milioni di vecchie lire, senza contare tutto il resto”.