Wanna Marchi ai microfoni di “Belve”, su Rai Due, ha commentato il periodo delle televendite e gli anni trascorsi dietro le sbarre. Intanto, a proposito del sodalizio fortunato con il mago Do Nascimento, la donna ha voluto sottolineare che lei e sua figlia Stefania Nobile funzionano “sempre, a prescindere, ovunque lei ci metta” e che “io non ritengo di aver mai abusato delle debolezze degli altri. Mi risulta che i maghi esistano tuttora in televisione, che esistano nella vita, proprio come gli psicologi”.
Secondo quanto raccontato da Wanna Marchi nella sua chiacchierata con Francesca Fagnani, “chi chiamava il mago era: chi aveva l’amante, chi andava a letto coi preti, molti preti… Chiamavano per questo, non perché stavano male di salute o avevano delle malattie. Si possono poi dire tante cose, come ‘domani vado a Parigi e compro la Torre Eiffel’…”.
WANNA MARCHI: “NON HO VOLUTO INCONTRARE LO PSICOLOGO IN CARCERE”
Wanna Marchi ha trascorso nove anni in galera, periodo al termine del quale “sono uscita esattamente come ero entrata. In carcere non ho mai preso una pillola per dormire, né ho mai voluto incontrare uno psicologo, perché ritengo di non averne assolutamente bisogno. Anche se, ribadisco, secondo me nove anni e mezzo per truffa.
Nel penitenziario a Bologna “hanno fatto di tutto per farmi suicidare. Il trattamento, il modo di apostrofarti, il modo di non darti la possibilità di lavarti quando vuoi lavarti, di darti l’acqua fredda anziché calda, anche se quest’ultima c’è… Se una persona è debole, non è difficile che si suicidi in carcere, non è assolutamente difficile. Io non ci ho mai pensato, ma ero preoccupata per mia figlia: Stefania ha una malattia gravissima, che si chiama artrite reumatoide. Pesava circa quaranta chili e, con le manette attaccate alla barella e quattro persone che la scortavano, la portavano all’ospedale per fare le trasfusioni due-tre volte alla settimana. Quindi, per lei e per me era una roba terrificante. Io per mia figlia sono disposto a uccidere. La vita mi ha portato a questo”.